Il Pecorino del Monte Poro una delle Dop più giovani d’Italia entra a fare parte del catalogo di Alimentale Forchetta & Cervello
Il brand che produce, seleziona e commercializza le meraviglie casearie italiane ha deciso di puntare su questa meraviglia della regione Calabria per consentire di apprezzarlo ad un pubblico sempre più ampio.
Il “Pecorino del Monte Poro” DOP è un formaggio prodotto con latte di pecora che vanta tre diverse tipologie a seconda del tempo di stagionatura:
– “fresco”, da 20 giorni a 60 giorni di conservazione;
– “semistagionato”, da 61 giorni a 6 mesi di stagionatura;
– “stagionato”, da 6 mesi a 24 mesi di stagionatura.
“L’indispensabile mano d’opera presente nelle fasi di trasformazione mette in evidenza l’artigianalità del sistema produttivo è uno dei fattori che sembrano tagliarlo su misura per il nostro progetto” spiega l’amministratore di Alimentale Giuseppe Di Bernardo. “Questo prodotto resta legato alle loro competenze che applicate all’intero ciclo produttivo: cagliatura, formatura e stagionatura lo rendono tipico e legato al territorio di produzione”.
Il Pecorino del Monte Poro Dop ha un sapore inconfondibile. Fragrante e con aromi di fiori selvatici, di macchia mediterranea e di fieno, pastoso e piacevolmente nocciolato all’assaggio. Caratteristiche che diventano sempre più intense con l’aumentare del periodo di stagionatura, fino a diventare decisamente pungente e sapido.
“Il Pecorino del Monte Poro dop segue un rigido disciplinare di produzione che prevede l’impiego di latte ovino, crudo e intero frutto dell’unione di due mungiture (sera e mattina del giorno dopo) di capi allevati allo stato semi brado. Le pecore allevate unicamente nell’area interessata dalla denominazione di origine protetta si riparano negli ovili soltanto nel corso della notte. Particolare attenzione viene fornita all’alimentazione è a base di essenze tipiche della zona del Monte Poro, sotto forma di foraggio fresco nel periodo estivo e affienato nel periodo invernale. Rigorosamente vietati i prodotti geneticamente modificati (Ogm)”.
La Lavorazione. Il Pecorino del Monte Poro Dop si ottiene facendo coagulare il latte con caglio ottenuto dalle pareti del quarto stomaco dell’agnello e/o del capretto, alimentati esclusivamente con latte.
L’area dop. La zona di allevamento degli ovini, di produzione e di stagionatura del “Pecorino del Monte Poro” è rappresentata esclusivamente dal territorio dei seguenti comuni della provincia di Vibo Valentia tutti appartenenti al comprensorio del Monte Poro: Joppolo, Spilinga, Zungri, Rombiolo, Nicotera, Limbadi, Zaccanapoli, Drapia, Filandari, Briatico, Ricadi, Maierato, Mileto, San Calogero, Parghelia, Pizzo Calabro, Stefanaconi, Filogaso, Tropea, San Costantino Calabro, San Gregorio d’Ippona, Sant’Onofrio, Vibo Valentia, Zambrone, Cessaniti, Ionadi, Francica.
Il Pecorino del Monte Poro Dop ha forma rotonda con facce piane. Il peso può variare da 600 gr a 2,5 Kg, per la tipologia «fresco» e «semistagionato», fino a 10 Kg per la tipologia «stagionato».
Crosta: dura, rugosa, di colore variabile dal giallo oro per la tipologia «fresco» al nocciola più o meno scuro per la tipologia «semistagionato» e «stagionato», tendente al rossiccio, laddove unto con peperoncino e olio extravergine di oliva e peperoncino per trattare la crosta esterna.
Pasta: struttura compatta con eventuale leggera occhiatura irregolarmente distribuita. Al taglio il colore si presenta variabile dal bianco per la tipologia «fresco» al paglierino più meno intenso nella tipologia «semistagionato» e «stagionato». La consistenza della pasta è morbida al taglio nella tipologia “fresco” e via via più consistente nella tipologia “stagionato”.
Il “Pecorino del Monte Poro” è molto ricercato dai ristoratori che lo utilizzano nei piatti della cucina tradizionale, oltre che nel consumo fresco. Come formaggio da tavola è l’ingrediente ideale nei taglieri dell’antipasto accompagnato da pomodori secchi, salumi e ortaggi sott’olio. Può essere grattugiato sui primi piatti conditi con sugo di carne di capretto o d’agnello. Ma anche inserito a cubetti nella preparazione della minestra di fave e cicorie selvatiche e delle cipolle gratinate. Nel periodo della Pasqua viene consumato fresco, accompagnato da fave crude e da vini rossi tipici calabresi quali il Cirò Doc sia bianco che rosso, il Val di Neto e il Melissa.
Redazione La Buona Tavola
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