Antonio Alba, patron e pizzaiolo di Alchimia a Favara, ha scoperto per gioco la sua passione per i lievitati. Infine, ha deciso di aprire insieme a suo zio chef una realtà che unisse le loro due anime
Capire quale possa essere il proprio futuro è complesso, ogni volta ci si chiede se le scelte che stiamo compiendo siano quelle corrette, se tutti gli sforzi fatti porteranno a qualcosa. Solitamente, inseguire le proprie passioni è il primo passo per ottenere i risultati. Il modo in cui si scopre la propria vocazione, però non è sempre lo stesso. Antonio Alba, piazzaiolo di Alchimia pizzeria a Favara, ha compreso quale sarebbe stata la propria strada quasi per caso.
“Io – racconta il pizzaiolo siciliano – sono diventato pizzaiolo per gioco. All’età di 13 anni, avevo degli amici che lavoravano in pizzeria. Così, un giorno ho deciso di provare e di iniziare a lavorare in questo ambiente. Il gioco poi si è trasformato in passione. Da quel momento, ho iniziato a studiare e a sperimentare sempre di più con le farine e con gli impasti. Man mano che apprendevo nuovi metodi per realizzare le pizze cresceva sempre di più la mia passione, tanto che ho deciso di dare vita a una mia pizzeria: Alchimia”.
Il nome del locale si riferisce all’unione delle persone che ci lavorano e hanno trasformato quella che all’inizio era solo un’idea in una concreta realtà. “Mio zio Gerlando Cappello – continua Alba – è un grande chef, per questo un giorno ci siamo incontrati e abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di iniziare a lavorare insieme e aprire una realtà tutta nostra che potesse racchiudere le nostre due anime: la cucina e l’arte bianca. Proprio da questo incontro è nata Alchimia”.
La mia è una pizza contemporanea con un cornicione ben pronunciato e alveolato. Tutto parte da un pre-fermento, di tipo biga, realizzato con un blend (di farine di tipo 0 e di tipo 1) che viene lasciato lievitare per 18-20 ore. Successivamente, dopo il rinfresco l’impasto matura per atre 5-6 ore, fino a un totale di 24 ore.
Antonio Alba cerca con le sue pizze di creare un connubio tra le due anime del locale ovvero la cucina e il forno.
“Per me innovazione significa trasformare i piatti della tradizione in condimenti per la pizza, scegliendo esclusivamente prodotti del territorio e, soprattutto, di qualità. Quando si parla di tradizione a me viene subito in mente mia nonna e i pranzi in famiglia. Io voglio riprendere le sue ricette e trasformarle in una pizza. Per tale ragione, ho deciso di mettere in carta una pizza, realizzata con pomodoro San Marzano, parmigiano, acciughe, pomodorino ciliegino e aglio, che richiami le tradizioni favaresi. La pizza, però, che ritengo esprima al meglio la mia filosofia è la Nebrodi, un vero e proprio elogio alle tradizioni della mia terra. Sopra una base bianca con mozzarella di bufala, si adagiano delle fettine di capocollo di suino nero dei Nebrodi, datterini gialli e rossi, terra di olive nere e dell’erba cipollina”.
Matteo Cicarelli
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