Non è semplice parlare di endometriosi. Una serie di fattori tra cui la difficoltà nel diagnosticare la patologia e l’insensato stigma che in genere l’accompagna tendono a confinare tale malessere nel silenzio. Alcune donne hanno vergogna di parlarne a causa di pressioni sociali e psicologiche, altre non riescono a raggiungere una diagnosi certa. L’endometriosi è cronica, invasiva, invalidante e molto dolorosa. Non esiste una cura perché non ne risulta ancora chiara l’eziopatogenesi, cioè il processo d’insorgenza e sviluppo. Naturalmente non mancano delle proposte al riguardo nel mondo della ricerca.
L’endometriosi, questa (s)conosciuta
Il Ministero della Salute stima che questa patologia sia diagnosticata in almeno tre milioni di donne in Italia, nel 10-15% dei casi in età riproduttiva, con un picco tra i 25 e 35 anni. Un’ulteriore pericolo deriva dal fatto che non sempre l’endometriosi presenta sintomi evidenti e quindi chi ne soffre a volte non nemmeno sa di averla. Diagnosi tardive e stadio avanzato della patologia possono portare all’infertilità nei casi più gravi.
Oltre ad un problema medico di salute, diagnosi e cura dei sintomi vi è una grande questione sociale irrisolta. Troppe volte tutto ciò che riguarda la sessualità femminile, anche in casi di patologie come l’endometriosi, viene circondato da un’aura di imbarazzo o di trascuratezza.
Non da meno sono i media. Lo scorso anno Giorgia Soleri, nota influencer e fidanzata di Damiano dei Maneskin, ha posto il problema condividendo la sua storia personale. Anche lei è affetta da endometriosi e ha raccontato le sue sofferenze e le dolorose operazioni subite nella speranza di sensibilizzare l’opinione pubblica. Purtroppo, il popolo del web si è concentrato molto sul personaggio (e sul suo compagno) e poco sul messaggio. Il rischio è che l’endometriosi continui ad essere una sconosciuta per chi non ne soffre (sottovalutandone la gravità) e una scomoda conosciuta per le donne che ci convivono, costrette ad affrontare tutto da sole.
In cosa consiste?
L’endometriosi, nella definizione data dal Ministero della Salute, è «la presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero e può interessare la donna già alla prima mestruazione (menarca) e accompagnarla fino alla menopausa». In altre parole, le cellule endometriali finiscono e restano in parti ectopiche, cioè fuori dalla cavità uterina.
L’endometrio nella endometriosi è simile all’endometrio normale, ma ha una capacità adesiva molto più elevata che gli permette di aderire altrove all’infuori dell’utero. Questa situazione porta infiammazioni e dolori spesso insopportabili, con lo spettro della depressione sempre dietro l’angolo.
La dottoressa Maddalena Mazzeo, biologa nutrizionista, da tempo si occupa di endometriosi stante la difficoltà dei pazienti nel raggiungere figure di riferimento per la gestione della patologia. “Il primo problema è proprio accertarla. A volte i sintomi dell’endometriosi vengono associati ai classici dolori mestruali e non è facile giungere ad una diagnosi conclamata”. Quando si hanno sintomi come dolore pelvico, dolori lancinanti durante il ciclo (dismenorrea) e nei rapporti sessuali (dispareunia), fatica e spossatezza bisogna innanzitutto rivolgersi al ginecologo o ad un centro specializzato per fare i test necessari, consiglia la dottoressa.
“Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che l’endometriosi è legata all’alta concentrazione di prostaglandine che stimola l’infiammazione, favorendo l’aumento di estrogeni. L’ambiente che si viene a creare è resistente al progesterone, uno steroide in grado di contrastare l’azione degli estrogeni”. Secondo la dottoressa Mazzeo, si può intervenire su questo aspetto al fine di tenere sotto controllo il livello di estrogeni nel corpo non solo per via farmacologica, ma anche con determinati alimenti. L’aromatasi, enzima che trasforma gli androgeni in estrogeni, nell’endometriosi ha un’attività anormale e quindi favorisce la patologia.
“Nella maggior parte dei casi alle pazienti viene fornita la pillola anticoncezionale, ma non si può pretendere di assumerla per sempre”. I contraccettivi orali, assunti quotidianamente, bloccano l’ovulazione e quindi la possibilità per l’endometrio di modificarsi come biologicamente previsto (fase mestruale, cioè l’espulsione della parte superficiale dell’endometrio). Tuttavia a lungo andare essi possono comportare alcuni effetti collaterali quali nausea, mal di testa e nei casi peggiori possono aumentare il rischio di tumori.
Gli alimenti consigliati…e non
“L’alimentazione non cura l’endometriosi, ma può migliorare la qualità della vita e alleviarne i sintomi”. Infatti, secondo l’esperta, uno degli aspetti meno visibili di questa condizione è quello psicologico: “i dolori e la sensazione di malessere incidono sul rapporto con se stesse e con gli altri. La quotidianità viene scossa ed è difficile trovare la forza di reagire”. Diventa indispensabile allora fare attività fisica, cercare di mantenere la propria serenità mentale e provare ad avere una vita attiva e stimolante “onde favorire il rilascio di endorfine”.
Gli alimenti ricche di fibre sono da preferire perché aiutano ad abbassare il livello di estrogeni. Sono promossi cereali, legumi e frutta fresca. “Anche l’apporto di Omega 3 è importante. Il pesce, soprattutto quello azzurro, l’olio extravergine d’oliva e la frutta secca favoriscono la riduzione di prostaglandine che a loro volta influiscono sul progesterone”.
Altri alimenti consigliati sono rosmarino, origano, timo, prezzemolo, carote, broccoli e cardamomo poiché contenenti luteolina, una sostanza naturale che allevia le infiammazioni. Da aggiungere all’elenco sedano e miele d’acacia (rispettivamente per l’apigenina e la crisina che agiscono sull’aromatasi) così come mirtilli, funghi, uova, more, ciliegie, fragole e melograno (per i fitosteroli che riducono il colosterolo). Importante anche la curcuma (per la curcumina che avrebbe capacità antinfiammatorie).
Da evitare invece sono le bevande zuccherate, alcolici, tè e caffè (quello di cicoria è ammesso). Da ridurre al minimo anche il consumo di carne rossa, glutine e carboidrati. La prima favorisce il rilascio di prostaglandine che aumentano l’infiammazione mentre i secondi sono da limitare per i picchi glicemici.
I consigli dell’esperta
L’endometriosi può avere quattro stadi in base alla gravità: minima, lieve, moderata e grave. A seconda della situazione il trattamento spazia dai controlli regolari all’intervento chirurgico, come nel caso citato di Giorgia Soleri. L’alimentazione, pur non risolvendo il problema, aiuta nel mantenere una condizione generalmente buona della propria salute, soprattutto se accompagnata da regolare esercizio fisico. “L’indice di grasso corporeo –il BMI– va sempre tenuto sotto controllo e non dovrebbe sforare il range di 18,5-24,9. Il grasso viscerale aumenta l’infiammazione”.
Inoltre, consiglia la dottoressa, non bisogna assolutamente saltare i pasti o esagerare con le porzioni. La dieta deve essere giusta, varia ed equilibrata, con le accortezze consigliate da uno specialista. Se necessario, sarà quest’ultimo ad aggiungere degli integratori per la vitamina D, l’Omega 6, il metilfolato di calcio, il partenio, la quercetina, la curcuma e la nicotinamide.
Per approfondimenti:
Dott.ssa Maddalena Mazzeo, tel. +39 329 6277965
maddalena.mazzeo@libero.it
Mario Rafaniello
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