In Vino…

Una bevanda divina

Fin dall’antichità i vigneti e il vino sono stati intimamente legati alla civiltà e alla convivialità. La prima comparsa del vino risale alla Preistoria nella zona del Caucaso; mentre la prova più antica della sua produzione in “serie” è collocabile intorno al 4.100 a.C. in Armenia.

Tuttavia la tradizione per eccellenza lo vede legato al mondo greco. In Grecia, infatti il vino diventa uno dei fulcri più importanti intorno a cui si sviluppa la società, al punto che gli “associano” una divinità: Dioniso. Figlio di Zeus e della principessa mortale Semele, si guadagnò ben presto il posto tra gli dei e l’ammirazione degli uomini proprio grazie al vino.

Secondo la leggenda infatti, il giovane dio si trovava nelle parti del Monte Nisa, in compagnia di Ninfe e Satiri. Tuttavia la calura e la pesantezza del giorno resero il giovane e la sua compagnia annoiati e stanchi; fu allora che notò delle strane piante che s’inerpicavano lungo la parete del monte. Incuriosito anche dagli strani frutti che pendevano dalla pianta, iniziò a spremerli ed assaggiarli. Pigia e ripigia ne ricavò un liquido dolciastro che se lasciato “riposare” diventava ancora più forte. Inutile dire che bastò un sorso di quella portentosa bevanda che subito Ninfe e Satiri si ripresero dal torpore!

vino
Vino rosso

Il Vino a tavola

Dal momento che il vino era quasi “essenziale” nelle civiltà antiche, si è andato sviluppando nel corso dei secoli un vero e proprio galateo a riguardo nonché una miriade di superstizioni su di esso.

Nel mondo greco e latino, per esempio, era considerato da “barbari” ubriacarsi e dunque la bevanda di Dioniso veniva “spezzato” con l’acqua. In tal modo i Simposi (i tradizionali banchetti in cui si discuteva di arte, poesia etc.) potevano durare anche per tutta la notte. Logicamente il risultato finale era sempre quello di uno stato “alticcio”.

Una credenza abbastanza diffusa, poi, dice che non bisogna mai versare il vino con il dorso della mano rivolto verso il basso. Questo gesto chiamato “alla traditora” sembrerebbe risalire ai tempi in cui gli assassinii per il potere erano all’ordine del giorno. Solitamente si nascondeva del veleno in un anello e al momento di versare il vino si girava il polso e lo si faceva cadere nel bicchiere.

Oppure in Italia, specialmente nel Meridione, si ha la credenza che far cadere del vino in tavola porti fortuna, contrariamente a come sarebbe nel caso in cui fosse il sale ad essersi rovesciato. Se cade bisogna affrettarsi a prenderne un po’ con le dita e passarselo dietro alle orecchie. Ciò sarebbe di “buon auspicio”.

Secondo il galateo bisogna versare il vino prima alle donne e poi al resto dei commensali, partendo dalla destra. Il bicchiere poi va tenuto per lo stelo e non per la coppa e durante il brindisi non bisogna mai farli “tintinnare”.

Bianco, Rosso e…

Anche se entrambi derivano dall’uva, vi sono delle differenze sostanziali tra i vini. In generale si ottengono dalla fermentazione del succo d’uva, i cui acini vengono pigiati e posti in secchi o tini a fermentare (mosto). La fermentazione trasforma così gli zuccheri naturali in alcol. A questo punto l’uva fermentata viene passata in una pressa che rimuove le bucce e altre “impurità”. Ora al di là del colore dell’uva, se questa viene pressata prima della fermentazione si ha il vino bianco, se dopo si ha il rosso.

Inoltre sembra che il rosso faccia bene al cuore e che un bicchiere la sera aiuti ad abbassare i livelli glicemia nel sangue. Invece le componenti del bianco hanno un effetto antiossidante e antitrombotica.

A seconda poi della durata della fermentazione, degli “innesti” delle viti e dal modo in cui vengono fatti “invecchiare si ottengono altre tipologie di vini come i rosé, le malvasie e i pinot.

Tra i vitigni italiani più famosi si trovano: Falanghina (della Campania), Pinot Grigio (tra Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige), Lambrusco (Reggio Emilia), Aglianico (Basilicata).

Dunque esistono una varietà infinita di vini e l’uso che se ne può fare in cucina è altrettanto svariato (basti pensare alle numerose ricette che prevedono il suo utilizzo per sfumare o per le cotture in umido). Ma anche da solo, dopo una giornata particolarmente faticosa, o in compagnia concedersi un bicchiere ci consente di rilassarci e prenderci una “pausa”…basta solo sapersi moderare!

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Simona Celentano

Sono un'appassionata di scrittura e libri. Mi interessa anche il cibo, specialmente ciò che riguarda le origini storiche e le tradizioni che accompagnano un piatto.

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