“Vuje ve ‘avita fa capace, ‘ncopp ‘munno nun ce sta n’ ata cos ca è chiu bella do’ magnà“.
A mettere le cose in chiaro, a Napoli, la voce del grandissimo Mario Merola, solo uno tra i tanti artisti promotori della cucina tradizionale partenopea, quella saporita di nonna che “mammà” ha ereditato.
Quella che, a tutti i costi, non dobbiamo perdere ma bensì difendere e custodire gelosamente, come se fosse il segreto più antico del mondo, come se sentissimo il dovere di trasmetterla alle nuove generazioni nella speranza che nonne, mamme e nipoti del futuro possano continuare a condividere e offrire le nostre prelibatezze al resto del mondo che si troverà a passare per di qua. Ad ogni briciola di mondo che deciderà di bearsi, anche per un solo giorno, di Napoli e delle sue meraviglie.
Inutile quindi cercare di resistere alle tentazioni: se sei un turista, un impiegato o un napoletano in giro per il centro storico sarà la pausa pranzo il momento esatto in cui tradirai il tuo nutrizionista. Napoli in un giorno: come fare a destreggiarsi tra le innumerevoli bontà della cucina partenopea?
E allora “nun ce pensà”, come diciamo da queste parti, “fatte ‘na pizza“.
Nonostante ci sia sempre il napoletano di turno a dirti “io mangerei la pizza anche nel latte a colazione” (e c’ è chi lo fa), non è il massimo iniziare la giornata con pizza e caffè, molto meglio una dolce e fragrante sfogliatella!
Mentre per il caffè la scelta è abbastanza semplice (la pregiata miscela ‘Passalacqua‘ dei bar targati ‘Mexico‘ o quella offerta dagli storici ‘Caffè del Professore‘ e ‘Gambrinus‘ mettono d’accordo più o meno tutti), quella in merito alla sfogliatella diventa ben più impegnativa.
Il dolce più famoso della pasticceria campana (nelle varianti “frolla” se preparata con pasta frolla e la più croccante “riccia“, preparata con pasta sfoglia) infatti, è magnificamente realizzato da diversi interpreti storici come i fratelli ‘Attanasio‘ (unica sede in Vico Ferrovia 1/2/3/4, 80142, Napoli), i discendenti di ‘Pintauro‘ che portano avanti con orgoglio la ricetta di Pasquale nella nota pasticceria in Via Toledo (civico 275) che si dividono la scena con la famosissima ‘Sfogliatella di Mary‘ del piccolo ed affollatissimo laboratorio al civico 66.
Che tu l’abbia presa al volo in uscita dalla stazione, lungo una delle vie dello shopping napoletano o di fronte al mare e al Vesuvio nei pressi di Mergellina, di sicuro l’hai gustata passeggiando.
Si potrebbe quindi definire la sfogliatella una vera e propria “colazione take away” perché è ben aldilà del prototipo di dolce al cucchiaio o da impiattamento. La sfogliatella si mangia con le mani e se non ti sporchi di zucchero a velo vuol dire che la tua razionalità ha prevalso sulla passione.
Ma non preoccuparti, una seconda chance per concedersi alla seduzione gastronomica napoletana ti verrà offerta dopo qualche ora, alle 13 circa per essere precisi.
Ma intanto, se sei rimasto sul lungomare e l’orologio segna le 12, non puoi rinunciare all’aperitivo napoletano per eccellenza: piattino di “o’per e o’muss”, tarallo “nzogna e pepe” e birra gelata. A prescindere dalla stagione: tanto il sole non manca mai. Goditi la vista sul Vesuvio ma conservati lo stomaco, da un momento all’ altro sarà già ora di pranzo, e lì si che c’è veramente l’imbarazzo della scelta.
Spazio, quindi, alla fantasia, al desiderio ed affidati al tuo olfatto.
Stavolta però dedica più tempo al pasto, goditelo e se qualcuno ti dirà “assiettete e mangia” non disdegnare.
Che sia Ragù, Pasta e Patate, Spaghetti con le vongole, Genovese, Parmigiana di melanzane, Salsicce e Friarielli, Cuoppo di fritto misto e/o di mare, Zuppa Forte, Baccalà, Polpette e Braciole, le cucine pronte a servirti come un re sono tante e allora non ti resta che scegliere.
Posti in cui goduria e folklore si incontrano, le trattorie sono un must dell’offerta enogastronomica campana.
Se da via Toledo ti sposti in uno dei quartieri popolari più belli e famosi di Napoli, i Quartieri Spagnoli sarai travolto dalla simpatia e dal calore dello staff della storica trattoria “Da Nennella” (patria della pasta e patate con la provola). Prezzi accessibili a tutti, porzioni e risate abbondanti la rendono luogo di gradimento per chiunque. Stessa storia per le trattorie “Da Vittorio”, “Elvira” e tutte le altre cucine popolari sparse tra il centro storico e la collina del Vomero.
Dopo un ottimo primo però, si sa, resta sempre un po’di spazio per il dolce: il babà è un evergreen, ma il ‘Fiocco di neve‘ della pasticceria ‘Poppella‘ (con la sede storica in Via Arena della Sanità 29) rappresenta un’alternativa più moderna.
In clima estivo, però, si può optare decisamente per il gelato! Altro prodotto che a Napoli si trova facilmente e di qualità eccellente: ‘Mennella’, Soave‘ e ‘Casa Infante‘ sono i più noti.
Pensi che il meglio sia arrivato? Allora ti sbagli! O semplicemente hai dimenticato la protagonista indiscussa della storia di una città e del suo popolo intero: che sia gourmet, tradizionale, alta, a ruota di carretto o fritta la scelta è una sola e si chiama pizza!
Poche indicazioni in merito, a Napoli è veramente difficile trovare una cattiva pizza. Meglio scegliere in base alla zona in cui ti trovi.
Ovviamente, se sei nei pressi della stazione centrale, il primo nome che viene in mente è ‘Da Michele’, il tempio della pizza tradizionale napoletana, quella enorme che sborda dal piatto e presentata nelle uniche versioni margherita e marinara.
Al centro storico è la zona di ‘Via Tribunali’ il cuore fumante! Una strada che profuma intensamente di pomodoro e basilico. Potremmo definirla l’equatore partenopeo.
‘Sorbillo’, ‘Di Matteo’, ‘Vesi’ e ‘I Decumani’ sono alcuni nomi storici consigliati.
Come storiche e gustose sono le pizze di ‘Gorizia’, ‘La Notizia’, ‘Acunzo’ e ‘La Caraffa’: tutte in zona Vomero.
Sarebbe sicuramente possibile continuare ad elencare specialità e cucine imperdibili quando si parla di Napoli. È un posto in cui il cibo è cultura, passione e storia. È un luogo che vive nei pentoloni consumati delle signore di ogni quartiere.
Le signore napoletane sono le vere custodi della tradizione e del sapere gastronomico; maghe bizzarre e vivaci che donano anima alle loro pentole, padelle e quindi alle pietanze stesse.
Cibo è senso di appartenenza; perciò non vi meravigliate se un napoletano, prima di qualunque altra cosa, vi chiederà: “hai mangiato?”
Carmine Telonico
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