Al bar ristorante “Oklacà” Grecia e Italia si abbracciano a tavola

Il gusto senza confini al bar ristorante Oklacà, nell’isola di Patmos

Una faccia, una razza: questa è la frase che qualunque italiano in viaggio in Grecia si sentirà dire almeno una volta. Una frase popolare, dietro la quale si cela molto più di una semplice affinità culturale tra Grecia e Italia. Lo conferma Monica Piscitelli, imprenditrice napoletana che vive a Patmos da quando ha deciso di aprire in quest’isola del Dodecaneso, nel Mar Egeo, il bar ristorante Oklacà, che propone la vera cucina italiana. “Μία φάτσα, μία ράτσα“, secondo lei, si addice perfettamente ai napoletani, che per molte cose sono uguali ai greci: “Siamo simili: festaioli, chiassosi, suscettibili, generosi e, a volte, indolenti“. Il suo locale sulla spiaggia dispone anche di camere e attrae sia italiani che greci.

Monica descrive l’isola di Patmos come esclusiva: “Patmos è una delle isole più amate dai greci. E questo conta moltissimo. È una meta di un turismo esclusivo, molto esclusivo. Ci sono persone da tutto il mondo. E un certo tipo di italiano che ama le isole tranquille e la cultura”. Niente a che vedere, quindi, con le mete più gettonate dai giovani per le vacanze estive, come Mykonos e Santorini. A Patmos tira aria di serenità, più che di movida sfrenata, ma anche di relax e buon cibo.

Amore per l'Italia al bar ristorante Oklacà di Patmos
Piatti della tradizione italiana al bar ristorante Oklacà

L’inizio di tutto, la sfida della vita dietro l’apertura del bar ristorante Oklacà

La Grecia ha sempre avuto un pezzo del cuore di Monica da quando rappresentava soltanto la meta ideale dei suoi viaggi e lo sfondo dei suoi souvenir. Ma qualcosa di quei posti paradisiaci si è radicato in lei. Una volta tornata a casa, ciò che rimaneva era più di una semplice nostalgia. “Ho viaggiato molti anni con mio marito in Grecia prima di decidere di fermarmi a Patmos. Eravamo in cerca di un cambio di vita, di una capsula”, afferma. E la sua vita effettivamente cambiò, quando contro ogni prognostico aprì il bar ristorante Oklacà, al quale dedicò tutte le sue energie, cosa che continua a fare da ben 11 anni. Fu la sua determinazione a permetterle di realizzare questo grande progetto.

Oggi il locale è inserito nell’Alleanza dei cuochi della Grecia e partecipa alle attività della condotta Slow Food di Patmos, fondata da lei stessa. I membri della condotta hanno l’obiettivo di difendere i prodotti locali, come il formaggio Xinomizithra, la fava e il cosiddetto Skinòpsomo. Quest’ultimo è una sorta di pane che viene prodotto unicamente a Patmos. Infine, è da citare l’anthonero di Patmos, un’acqua composta da fiori e foglie d’arancio, utilizzata per la preparazione di dolci o come dolcificante nel caffè.

Materie prime di qualità al bar ristorante Oklacà
Il gusto autentico italiano al bar ristorante Oklacà

La valorizzazione di due culture differenti

Il compromesso che Monica ha trovato è quello di proporre la cucina italiana, valorizzandola, senza però inserire nel menu pietanze che potrebbero non soddisfare i gusti dei clienti greci. Dietro i piatti della titolare del bar ristorante Oklacà vi è una grande ricerca e, soprattutto, una profonda conoscenza di due culture distinte. Ciò che dimostrano le sue parole è il fatto che sia riuscita a comprendere e accettare le preferenze culinarie delle persone in Grecia, senza cercare di imporsi. Il suo obiettivo non è quello di trasmettere il messaggio che una tipologia di cucina sia migliore di un’altra. Semplicemente, ognuno ha le proprie usanze.

Un no categorico ai pasticci, il bar ristorante Oklacà non è favorevole alle modifiche di piatti tradizionali

Per avere successo è importante adattarsi al luogo in cui ci si trova, senza però dimenticare le proprie radici. Per tale motivo, in questo ristorante vista mare non sono accettate variazioni di piatti tradizionali che, quasi come delle reliquie sacre, gli italiani custodiscono gelosamente. “Decisamente imbattibile è la popolarità della carbonara, che cerco disperatamente di togliere dal menu, senza successo”, afferma Monica in modo scherzoso, che poi continua: “Mi sono adeguata alle preferenze culinarie greche, evitando di proporre piatti che dessero margini di modifica”. La titolare non è propensa ad accettare richieste che stravolgano il piatto, tipiche dei turisti in Italia. Niente panna nella carbonara, quindi, o pizze in stile americano, decisamente apprezzate in Grecia. In questi casi, si propongono gentilmente altre pietanze, che potrebbero soddisfare maggiormente i gusti dei clienti.

Il bar ristorante Oklacà e i piatti della tradizione
Pasta fresca al bar ristorante Oklacà

Quando viene usato un ingrediente di origine greca, il focus rimane su quello; lo stesso vale per le materie prime italiane, che Monica si procura personalmente. “Per me la soddisfazione più grande è quando i clienti scelgono piatti come la genovese di polpo, la parmigiana o gli spaghetti alla colatura di alici di Cetara“, afferma.

Il bar ristorante Oklacà di Patmos, quindi, si propone come un mezzo per rendere giustizia a due tradizioni culinarie che, in realtà, condividono molte caratteristiche. Lo stesso vale per le persone delle due Nazioni. Forse sono i valori profondi quelli che più rendono simile il popolo ellenico a quello italiano, insieme all’intenso amore per la patria. Due Paesi con usanze differenti, ma ricchi di Storia. Due popoli che hanno combattuto per la propria identità culturale, che trova uno strumento di espressione anche nel cibo.

Oklacà Restaurant Bar and Rooms

Chochlakas, Skala, Patmos 855 00, Grecia

Tel. +30 2247034283

Cell. +39 3480063619

FB: Oklacà Italian Restaurant Patmos

IG: Oklacà Patmos Bar Restaurant

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Lucia Ioanna Bertsia

Il mio nome è Lucia e la passione per la scrittura è stata per me una scoperta che mi ha dato sicurezza, così mi sto impegnando per trasformarla in un lavoro. Amo viaggiare, conoscere terre diverse dalla mia mi fa stare bene. Forse perché il mio cuore è già diviso tra due culture: la Grecia, dove sono nata e cresciuta, e l’Italia, dove poi ho preso in mano la mia vita e sono “diventata grande”. Ovviamente, sono una buona forchetta, altrimenti non sarei qui.

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