I Profiteroles: dall’Italia alla Francia

Storia

I Profiteroles sono tra i dolci più apprezzati, specialmente in Campania. Si tratta di morbide “sfere” di pasta bignè farcite con panna o crema e ricoperte di cioccolato. Ma la loro storia li vede protagonisti di un viaggio “andata-ritorno” dall’Italia alla Francia.

Bisogna infatti tornare al tempo di Caterina de Medici. La sovrana italiana venne infatti data in sposa, nel 1540, a Enrico II di Francia. Quando si trasferì nella corte del marito, portò con sé, tra le altre cose, anche il suo cuoco personale, un certo Popelini.

Qui, Popelini, prese una ricetta già presente in francia, delle sfere di pane raffermo farcite con carne e tartufo e cotte in brodo e la modificò per accontentare i gusti della regina. Inventò dunque la pasta choux o bignè, che era la base per i profiteroles.

In seguito, nel XVII secolo, con la maggiore diffusione della cioccolata questi bignè verranno ricoperti di cioccolato fuso e nel XIX secolo inizieranno ad essere serviti a forma di “montagnetta”, grazie all’idea di Jean Avice e Marie Antoine Careme, che ne fecero una variazione anche con il caramello, ovvero il croquenbouche.

Questo dolce, comunque, divenne tanto famoso da uscire fuori dei confini francesi e diffondersi nel resto del mondo, per poi ritornare in Italia.

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Etimologia

Sembra che il nome “profiteroles” derivi dal francese “piccolo profitto”, che indicava al fatto che quelle originarie sfere di pane venivano “vendute” dai piccoli commercianti.

Per quanto riguarda la versione di Avice e Careme, “croquenbouche” significa “ciò che è croccante in bocca”, dal momento che il caramello che riveste i bignè li fa diventare “croccanti”.

I profiteroles oggi

Oggi sono tra i dolci più amati e apprezzati non solo in Francia, ma anche e soprattutto in Italia. La versione “classica” li prevede ripieni di panna e ricoperti da cioccolato fondente e disposti nella tipica forma a “montagna”.

Il nome di questo dolce, poi, cambia a seconda della regione, anche se di base la ricetta è la stessa. In Toscana, per esempio prendono il nome di “bongo” (che potrebbe far pensare anche ad una diversa origine), mentre a Messina vengono detti “bianchi e neri”; inoltre vengono usati anche per la torta Saint-Honoré.

Qualunque sia il nome con cui li si vuole chiamare, i profiteroles possono essere farciti e “guarniti” con quello che piace di più, dalle creme, ai diversi tipi di cioccolato, al caramello… L’importante è metterli al centro del tavolo e condividerli con tutti!

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