La Voglia di Carne a Giffoni è 2.0

Con la primavera e la bella stagione alle porte la programmazione di una gita, attraversando la natura, è proprio quel che ci vuole per distendersi e respirare aria pulita. Giffoni Valle Piana potrebbe essere proprio la meta ideale.

L’areale di Giffoni

Il borgo è parte della Comunità Montana dei Monti Picentini e il suo nome pare derivi da Junonis Phanum, per la presenza di un tempio dedicato a Giunone, su cui è stata edificata l’attuale basilica di Santa Maria a Vico. Dopo aver attraversato un paesaggio naturale, caratterizzato dalla tipica Macchia Mediterranea, ulivi secolari, vigneti e piante di nocciolo, diventa piacevole passeggiare per il paese: non mancano i palazzi storici e le strutture religiose, inoltre, perdendosi tra vicoli e vicoletti, è possibile imbattersi in portoni di legno cesellato e arcate in pietra scolpita, per non parlare del fatto che Giffoni è la cittadina che ospita la rassegna più importante al mondo per la cinematografia per ragazzi, fondata nel 1971 dall’allora diciottenne Claudio Gubitosi.

Salvatore Di Feo e la sua “Voglia di Carne” a Giffoni

Qui, in un contesto fatto di comunità agricole, tradizioni gastronomiche, storicità e cultura, Salvatore Di Feo crea, forte di un retaggio familiare contadino, della conoscenza degli allevamenti, di una decennale attività da macellaio e norcino, in un condensato che oggi abbraccia anche la ristorazione l’ospitalità, ha aperto una piacevole location per gastronauti.

Voglia di Carne 2.0” è un ristorante-braceria che abbraccia il concetto dell’osteria di paese: il format emana calore, si presenta arioso, ben illuminato, visto che anche con gli occhi vogliono la loro parte a tavola, e accogliente; la cucina è semplice, diretta e immediata, anche se non manca di creatività, mentre in sala il senso dell’ospitalità è genuino.

Per Salvatore, lavoratore instancabile e ottimista per natura, entrare negli abiti dell’oste diventa una naturale conseguenza: malgrado la stanchezza, dopo un’intera giornata in macelleria, dispensa il suo inconfondibile sorriso, mettendo a loro agio i commensali e senza alcuna invadenza, tra una portata e l’altra, trova sempre tempo per scambiare quattro chiacchiere, spinto dalla sua naturale indole di conoscere persone nuove e, magari, anticipare i loro desideri.

Alcune portate di “Voglia di Carne 2.0”

Da “Voglia di Carne”, così si chiama la sua macelleria, a “Voglia di Carne 2.0.” è un attimo: infatti Salvatore ha abituato i suoi ospiti più affezionati a chiamare per tempo per esprimere qualche desiderio particolare, magari non previsto in carta, di modo che l’oste giffonese possa mettere quel che occorre da parte, oppure avviare qualche preparazione speciale: ecco perché una carne alla tartara, battuta rigorosamente al coltello e non messa in menu,  arriva dritta dal banco della macelleria, a quattro passi dal locale.

Ma allora cosa c’è, per esempio, come antipasti? ‘O per’e ‘o musso, condito giusto con sale, limone e pepe, piuttosto che un piatto fumante di ‘mbruglietielli, tipici involtini di interiora ovine o caprine, fatti al sugo di pomodoro piccante, sono un lampante esempio di come “Voglia di Carne 2.0” non sia esattamente un posto adatto per radical chic e gastrofighetti. Si viene per mangiare per davvero, la carne è sacra, quinto quarto incluso. Tra i primi il “tubetto con nocciola tonda di Giffoni, salsiccia e cacioricotta di capra” è un chiaro esempio di come Salvatore tenga a celebrare la sua terra con il prodotto principe, ma non manca d’altronde la vena creativa, proponendo le “cortecce al blu di bufala con verdure croccanti di stagione” E il ragù alla napoletana e la pasta alla genovese con le cipolle di Montoro? Anche sì!

La selezione di carni, così come quella dei salumi, accontenta decisamente tutti i palati: Angus Americano, Iberico, Polacco e Irlandese, Rubia Gallega, Swamy Danese, Simmenthal Tedesca, Frisona da diverse aree d’Europa, Sashi Finlandese, Chianina certificata e Pezzata Rossa locale, costituiscono le principali tipologie bovine per tagli di alta qualità, diversi gradi di marezzatura, intensità di sapore e frollatura; capocolli, pancette, soppressate, guanciali e prosciutti di spalla da lunga stagionatura, incluso l’jamon iberico, sono il componimento che, assieme ad una vasta scelta di formaggi, consente di ricreare anche taglieri personalizzati.

Una sosta gustosa a Giffoni e il suo Team

Insomma “Voglia di Carne 2.0” colpisce al cuore al primo incontro, non soltanto per la celebrazione del quinto quarto, per la formulazione di una carta del vino sobria, incentrata principalmente sull’enografia regionale per i primi piatti tradizionali e per la generosa selezione di carni, formaggi e salumi, oltre che per l’ambiente caloroso e accogliente: infatti a Salvatore va il merito di aver creato una filiera corta ed una economia circolare, non soltanto per l’esigua distanza tra la beccheria e il ristorante, ma anche per aver avviato una produzione di foraggio e un piccolo allevamento, che segue personalmente assieme ai suoi familiari e a stretti collaboratori, mantenendo comunque un dialogo con altri allevatori, sia di carne bovina che suina, in aree limitrofe a Giffoni Vallepiana o comunque tra il Cilento e il Vallo di Diano.

Consapevole che da soli si va più veloci, ma che insieme si va più lontano, Salvatore dà valore al suo team che, insieme a lui, si muove affiatato per perseguire la dovuta attenzione ai commensali, senza troppe ingessature: troverete in cucina la signora Maria Teresa, mentre in sala a darvi il benvenuto ci saranno Diletta e Massimo.

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Gaetano Cataldo

Salernitano del 74', precisamente di Castel San Giorgio. Nel bagaglio non gli manca mai il sestante e un cavatappi: ha trascorsi da navigante, con all'attivo 13 giri del mondo ed assaggia professionalmente il vino da almeno un ventennio. Quindi, grazie a un mestiere ha visitato un sacco di Paesi e con l’altro ha imparato a gustarne sapori, differenze e sfumature, incarnando, traducendo e stabilendo la relazione tra il Vino e il Mare, ben prima che fosse coniato il termine “underwaterwine”. È giornalista pubblicista, F&B manager, assaggiatore tecnico di salumi, idro-sommelier e docente della Scuola Italiana Sake, primo ad aver enunciato, con dettagliate motivazioni,la compatibilità tra il fermentato di riso e la Dieta Mediterranea. Ha fondato Identità Mediterranea nel 2016, piccola associazione di cultura con la quale ha creato, assieme a Roberto Cipresso, il famoso Mosaico per Procida, prima bottiglia a celebrare un capitale italiana della cultura, poi l'ha portata un attimo al Papa, citandogli Giordano Bruno, ed è stato nominato miglior sommelier dell'anno al Merano Wine Festival nel 2022. Non contento ha reso Mosaico per Procida vino della trascendenza e lo ha donato a San Gennaro. Insomma, non è proprio uno che se ne sta col calice in mano.

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