Un legame indissolubile con il territorio, una coltivazione unica e la voglia di emergere dai confini regionali. Sono le caratteristiche di uno dei vitigni più sottovalutati della Campania, l’Asprinio d’Aversa. La rassegna nazionale Io VINO 2025 ci ha dedicato un evento al quale abbiamo partecipato, per fotografare la situazione di questo vitigno dal grande potenziale inespresso.
LA STORIA DELL’ASPRINIO D’AVERSA, DAGLI ETRUSCHI A NOI, PASSANDO PER I PAPI

La storia dell’Asprinio d’Aversa meriterebbe un approfondimento a parte. Nel suo territorio storico è conosciuto e bevuto da più di mille anni. Le fonti più accreditate danno il merito del suo sbarco in Campania ai Greci, per poi svilupparsi come un ecotipo locale. Già in epoca remota il connubio fra territorio e vitigno porta risultati notevoli e prestigiosi estimatori. Il primo è di origine clericale, e arriva a noi da Sante Lancerio, cantiniere di fiducia del Papa Paolo III Farnese. Nei suoi scritti ci racconta come quel vino dissetante fosse il preferito del pontefice, che non si faceva mai mancare un bicchiere prima di andare a letto.
Passando a tempi moderni e a personalità più tecniche, l’Asprinio viene esaltato anche da Luigi Veronelli e Mario Soldati, due delle penne gastronomiche più importanti della nostra storia moderna. Il primo racconta di averlo assaggiato da un contadino aversano, rimanendo colpito e chiedendosi cosa potesse diventare quel vino se opportunamente valorizzato. Anche per Soldati fu amore a prima vista. Rimase – citiamo testualmente – strabiliato. Lo definì secco come nessun vitigno al mondo.
La secchezza, come anche l’acidità, sono i tratti distintivi di questo vino che aspetta da secoli una giusta considerazione fuori dai palcoscenici locali. Volatile importante, grinta, vivacità, mineralità e poco profumo: questa la sua carta d’identità. Praticamente il vademecum di ciò che gli estimatori ricercano nei bianchi moderni. Tratti che l’Asprinio incarna con estrema naturalezza e intensità, a cui si aggiunge la sua predisposizione alla spumantizzazione, in un momento storico dove le bollicine sono in costante crescita di consumi. Dopo millenni di storia, adesso sembrano essere presenti le contingenze storiche affinché questo vino riesca a conquistare il grande pubblico, nazionale e non.
L’ALBERATA AVERSANA: UN PATRIMONIO CULTURALE

Ma la meraviglia della storia di quest’uva dal colore grigio-verdastro non finisce qui. Spesso si parla di terroir, di quell’insieme di elementi botanici, geologici ma soprattutto umani e culturali che rendono magia il rapporto tra uva e territorio di vocazione. L’Asprinio è una traduzione perfetta di questo concetto molto caro al mondo dei degustatori e divulgatori del vino.
Oltre al suo radicamento, è la sua modalità di coltivazione il tassello culturale che ne impreziosisce lo status. Nell’agro sarnese e aversano è sempre stato, ed è ancora, coltivato secondo la tecnica dell’Alberata Aversana. La vigna viene fatta crescere lungo alberi sempreverdi di grandi dimensioni e longevità, come pioppi o abeti. Da rampicante qual’è, la vigna cresce in altezza, sfruttando il robusto tronco del suo oste per svilupparsi. Questa pratica è stata mutuata da antiche tecniche agricole etrusche e mantenuta fino ad oggi. Fino a sognare – dopo essere stata iscritta nel Patrimonio Immateriale della Regione Campania – di ottenere il massimo riconoscimento UNESCO, percorso vicino alla conclusione. Dal romantico al pratico, questa tecnica rende la raccolta una pratica unica del suo genere. Raccogliere grappoli a diverse altezze e con differenza di esposizioni genera una massa di uve con differenti stati di maturazione. Per il vignaiolo si aprono tantissime possibilità di scegliere come caratterizzare e valorizzare la propria vendemmia e produrre vini sfaccettati, versatili e unici nel proprio genere.
STAIRWAY TO GRAPES: LA DEGUSTAZIONE A IO VINO 2025

All’evento “Io VINO 2025”, rassegna dedicata ai vitigni autoctoni di Marche e Campania, il buon momento dell’Asprinio e le sue potenzialità sono state discusse in una degustazione intitolata “Asprinio: Stairway to Grapes”. Moderata da Romina Lombardi, organizzatrice di “Io VINO” insieme a Manilo Frattari, e da Alessandro Marra, curatore della Campania per la guida vini Slow Food.
Spaziando fra vari stili di vinificazioni, la degustazione ha mostrato le qualità del vitigno: fermo, ma soprattutto spumantizzato. La sua acidità è una benedizione per lo stile spumantistico, la sua beva verticale e sapida regala vini concreti, energici e freschi. Queste caratteristiche lo candidano come seria alternativa meridionale alle grandi tradizioni spumantistiche del Nord Italia. Una proposta ambiziosa ma sentita dai vignaioli dell’aversano, che in questi anni stanno lavorando per donargli un profilo da grande vino, e resistendo ai facili trend di mercato come le bollicine facili ed economiche. Piuttosto si insegue l’obiettivo di dare all’Asprinio una maturità espressiva. Qualità più che quantità, crescita tecnica più che economica.
I VINI IN DEGUSTAZIONE
Le etichette presentate alla degustazione di IOVINO 2025 sono state in totale 9, ognuna con una storia e una filosofia produttiva particolare e personale. Eccole di seguito, con le nostre note di degustazione:
1. Cantina Carlo Minale “ Mimi Kanti’njere” – IGP Terre del Volturno Asprinio – Vino frizzante metodo ancestrale rifermentato con mosto in bottiglia, prima fermentazione spontanea in anfora, affinato 6 mesi in bottiglia.
↪️ Piacevole ed immediato, con nota di limone molto spinte e corroborante e una buona sapidità.
2. Cantina Gaia Felix “Publius” – IGP Terre del Volturno Asprinio – Vino frizzante metodo ancestrale.
↪️ Limonoso, con una bevuta che tende ad allargarsi sul palato con discreta struttura e cremosità.
3. Cantina Luca Paparelli “Funambolo” – Spumante Brut Asprinio 85% – Falanghina 15% – Spumante metodo classico, affinamento 1 anno in acciaio ( vino base), 60 giorni sui lieviti.
↪️ Pulito, croccante, con una beva rotonda ma non stucchevole, e una parte acida più gentile e controllata.
4. Cantina Salvatore Martusciello “Trentapioli” – Spumante brut Asprinio d’Aversa DOP – Spumante metodo Martinotti Millesimato 2015, affinato 50 giorni sui lieviti ( vino base)
↪️ Buona verticalità sul palato ma disciplinato, con la parte agrumata-limonosa che si integra in una grassezza di fondo da grande spumante in evoluzione.
5. Cantina Vitematta “Radice Etrusca” – Spumante Pas Dosè Asprinio d’Aversa DOP – Spumante metodo classico, affinato 5 mesi (vino base), 60 gg sui lieviti
↪️ Giocato sulla secchezza e immediatezza, una beva molto grintosa e diretta. Lievi toni floreali e fruttati a giocare con la consueta spiccata sensazione di limone fresco.
6. Cantina Barbato 1907 “Barbato brut” – Spumante brut Millesimato 2022 Asprinio d’Aversa DOP –
Spumante metodo classico, fermentazione 12 mesi in grotte di tufo.
↪️ Elegante e sottile, con una presa di palato verticale decisa a cui segue una buona larghezza a fine beva. Buon corpo e note acido-agrumate ben inserite nel profilo, rinfrescanti ma composte.
7. Cantina 99° Grotta “Caroli” – Spumante brut Asprinio d’Aversa DOP – Spumante metodo classico
↪️ Gentile, con una beva più larga e morbida rispetto al solito profilo dell’Asprinio, stemperato dal ritorno finale di una buona e viva acidità. Parte aromatica piena, ha un gusto proprio e non scontato.
8. Cantina Masseria Campito “Atellanium” – Vino fermo Asprinio d’Aversa DOP –Vino bianco macerato sulle bucce 2023
↪️ Spessore gustativo, con una beva che ha materia e consistenza, per una beva corposa ma che viene poi ravvivata ed equilibrata dall’usuale acidità del vitigno. Profilo aromatico solido e originale, sicuramente derivato dalla macerazione sulle bucce.
9. Cantina De Angelis “Primo” – Vino bianco Asprinio d’Aversa DOP – Vino bianco 2020, affinato sulle fecce fini 9 mesi
↪️ Beva insolita, giocata decisamente su una sapidità robusta e impressionante. Verticale ma non troppo, colpisce la mineralità con cui domina il palato e collabora con la parte agrumata in maniera non usuale.
LA CONTEMPORANEITÀ DI UN MILLENARIO: È IL MOMENTO DELL’ASPRINIO D’AVERSA
La strada per l’Asprinio è ancora piena di tappe da percorrere, ma l’evoluzione che i produttori hanno realizzato con questo storico vitigno è qualcosa di veramente interessante e divertente da seguire. Specie per gli amanti delle vinificazioni contemporanee e delle bevute vivaci, verticali, grintose, dove le sensazioni tattili del palato diventano protagoniste. Perfetto per abbinamenti gastronomici di svariata natura, l’Asprinio ha, e ha da sempre avuto, tutte le carte in regola per diventare un must have di vinerie e ristoranti che vogliano proporre una carta di bollicine variegata e stimolante. Ci ha messo il suo tempo, ma con la passione e la determinazione dei tanti produttori che stanno lavorando sulla sua valorizzazione, i tempi sembrano essere maturi per vedere nascere e crescere una grande spumante del mezzogiorno.
Valerio Dussich
Ultimi post di Valerio Dussich (vedi tutti)
- Teresa Mincione e la riscoperta del Casavecchia - 4 Giugno 2025
- Cantina Carlo Menale, tutte le bollicine dell’Asprinio. - 4 Giugno 2025
- Barbato 1907 e il suo Asprinio di famiglia - 4 Giugno 2025