L’agroalimentare del futuro: la tecnologia blockchain

L’agroalimentare rappresenta la più antica attività dell’uomo, partendo dalla nuda terra ma, per la sua duttilità impareggiabile, può puntare alle stelle combinandosi con le conoscenze del futuro. Basti pensare che tra gli addetti ai lavori si parla di “agritech” o “agricoltura 4.0“, intese come una vision aziendale che contempla l’implementazione delle nuove tecnologie digitali nella filiera agricola, a tutto vantaggio di una più ricercata qualità e competitività dell’offerta. Il settore agroalimentare, grazie alla sua innata versatilità, è uno dei più predisposti alla contaminazione col mondo delle blockchain.

Cos’è la tecnologia blockchain?

In poche parole, la tecnologia blockchain consiste in una struttura digitale (come un registro) contenente dati condivisibili (e visibili solo ai membri di rete autorizzati) e immutabili (pena l’integrità complessiva) raggruppati in “blocchi a catena” cronologici, conservati in maniera sicura tramite crittografia e non sottoposti ad un’entità centrale di controllo e verifica. La si può aggiornare con l’aggiunta di nuovi dati e informazioni e nasce sul modello delle reti informatiche di nodi. La tecnologia blockchain ad oggi viene principalmente usata nel mondo delle transazioni finanziarie e commerciali in quanto permette sia un’elevata tracciabilità che velocità nello scambio di informazioni e quindi una maggiore fiducia tra le parti e gli interessati.

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La tecnologia blockchain garantisce velocità e sicurezza nelle transazioni

Costoro possono, quando autorizzati, accedere al registro, visualizzare ogni fase di una transazione e prenderne atto, senza che nessuno possa manomettere quei dati e quindi godendo di un alto tasso di univocità rispetto alle informazioni. Queste possono essere relative a diversi asset sia materiali (es. auto, case) che immateriali (es. servizi e prodotti digitali) e i relativi contratti di scambio vengono di volta in volta aggiunti alla catena, permettendone la visibilità e la consultabilità. Dato che ogni nuovo blocco si connette cronologicamente al precedente, per gli interessati sarà possibile da un blocco di informazioni risalire la catena fino all’origine, garantendo la massima sicurezza nella tracciabilità delle vicende di questo o quel prodotto man mano che lo stesso si sposta da un proprietario all’altro.    

Agroalimentare e nuove tecnologie

Da questa brevissima disamina si intuisce come una potenzialità del genere sia utilissima nel settore dell’agroalimentare che richiede costantemente un’attenzione ai dettagli molto alta. La necessità di tracciare e documentare ogni singola fase della produzione e la crescente visibilità del comparto agrifood anche al di là della stretta informazione legata al mondo del cibo, rendono tale tipo di tecnologia indispensabile in ottica futura, alla luce anche delle crescenti sfide poste dalla contraffazione del prodotto alimentare e dall’internazionalizzazione/informatizzazione delle aziende. Senza contare, inoltre, l’ormai totale commistione tra la produzione di alimenti e l’hi-tech, nella misura in cui la ricerca tecnico-scientifica è da tempo parte integrante di qualsiasi realtà facente riferimento all’agroalimentare.

Dall’affidabilità del comportamento delle aziende e dai loro prodotti ne deriva l’integrità della salute (anche economica) collettiva. Inoltre la globalizzazione ha reso gli imprenditori molto più consapevoli della necessità di condividere sia nello stesso settore che con quelli affini o collegati grossi volumi di informazioni, tanto sulla clientela quanto sulle novità che alcune challenges come i cambiamenti climatici comportano nell’adattabilità quotidiana dell’agroalimentare. Dalla fusione dei concetti di agroalimentare e blockchain nascono termini come “agrichain” o “agrochain“, spesso usati per progetti innovativi proposti da alcune aziende inserite nel contesto dell’alta tecnologia informatica, al servizio degli obiettivi dell’agricoltura di ultima generazione.

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Non solo trattori e macchinari: sempre più aziende si affidano a esperti di hi-tech e nuove tecnologie

Il futuro è oggi

In conclusione, si può certamente affermare che da tempo ormai il settore agroalimentare è parte integrante di un sistema più complesso e strutturato, comprendente l’industria della trasformazione e della GDO (grande distribuzione organizzata), al punto da stare diventando quasi un settore manifatturiero. In quanto tale, l’apporto delle tecnologie digitali è diventato indispensabile per garantire quella competitività obbligata derivante dalla competizione sul mercato globale. Come argomentato la blockchain può rappresentare il futuro del modo di fare impresa nella filiera alimentare, garantendo accessibilità e qualità delle informazioni, condivisione di dati tra reti aziendali e persino contrasto a fenomeni di stampo criminale grazie alla trasparenza.

Le nuove sfide per l’agrifood sono quelle legate ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità produttiva soprattutto in un mondo dove, e lo dimostrano i recenti venti di guerra, le risorse energetiche e le materie prime stanno diventando l’ago della bilancia per la sopravvivenza economica di intere aree geopolitiche. Anche in questo la blockchain può essere d’aiuto nello sviluppo e nella conversione green delle aziende, bisognose sempre più di essere meno dipendenti dalle materie prime e dai combustibili ad esaurimento.

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La blockchain può essere il volano di un nuovo modo di fare impresa più sostenibile

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Mario Rafaniello

Mi chiamo Mario Rafaniello e sono un dottorando di ricerca presso il dipartimento di Scienze Politiche di Caserta. Vivo a Sessa Aurunca e quindi mi muovo per gli articoli dei locali su questa zona e limitrofe, fino al basso Lazio. Per lavoro viaggio molto e mi occupo di usi e costumi nel mondo, quindi la maggior parte dei miei articoli riguardano viaggi, tradizioni e curiosità inerenti al cibo. Sia con la laurea magistrale che nel dottorato mi sono occupato di agroalimentare, in particolare made in Italy. Quando posso trasferisco parte delle mie ricerche negli articoli per la buona tavola magazine.

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