La favola moderna del Terra di Rosso. Gioiellino dell’enologia campana

Terra di Rosso

1994 – dieci anni dopo la data di Orwelliana memoria, nasce il Terra di Lavoro. Il Grande Fratello non aveva preso il sopravvento o, forse, tutti noi non riuscivamo a percepirlo e quindi in totale libertà e con la compartecipazione di diverse figure professionali portammo alla ribalta un vino outsider. Per ottenere questo vino rosso un po’ fuori dagli schemi iniziammo a lavorare nel 1991, altra fatidica data alla quale alcuni meteorologi hanno voluto assegnare una sorta di punto di non ritorno per i cambiamenti climatici.

Dal 1994 ad oggi spesso si è pensato, quì alla Galardi, di dare un fratello al Terra di Lavoro. Ma poichè prima impegnati nella realizzazione del programma di produzione, poi, come tante altre aziende, a contenere gli effetti della crisi, il tempo passava e non sembrava mai il momento di trasformare il pensiero in concrete azioni. Poi, in barba ai cambiamenti climatici, arriva l’anno 2017 e fin dai primi stadi evolutivi della maturazione delle uve si percepiscono, evidenti, i segnali di una grande annata e principalmente un’ottima performance del Piedirosso.

È l’occasione giusta per fare quel che va fatto. In queste condizioni Aglianico e Piedirosso si distanziano nel percorso di maturazione e non solo. Il Piedirosso, delicato e capriccioso, trova la sua felice combinazione per arrivare alla vendemmia presto e bene.

È l’occasione per selezionare una parte di Piedirosso che eccede quella occorrente per la miscela del Terra di Lavoro e seguirne l’evoluzione con cura e attenzione pari al nostro prodotto di sempre. Siamo certi che la vinificazione procede spedita senza  intoppi, il passaggio in legno veloce, neppure otto mesi. Potremo finire entro agosto 2018 e presentarci al pubblico. Avevamo per un attimo dimenticato il nostro amico ed enologo Riccardo Cotarella. Presi dall’entusiasmo e dal fatto che il vino aveva lavorato un bel po’ per conto suo senza problemi, avevamo dimenticato tutti gli esami, analisi chimico fisiche, degustazioni, test vari che dovevano preludere a un definitivo via libera a questo nuovo gioiellino.

A febbraio 2019 è fatta. Il vino è pronto. Già! Il vino è pronto, ma che vino? Il Piedirosso, ovviamente! Certo IGP Campania Piedirosso; ma senza nome, senza etichetta, senza in verità averlo mai degustato nella sua versione di vino finito. Terra di Rosso. Per farla breve. Piedirosso 100%. 2017, che grande bella annata. Vino da bere giovane per la carica giusta di tannini morbidi e sottili. Vino pieno di gusto e fruttuosità, la ciliegia in prima linea. Il colore è un rubino intenso e vivace violaceo sull’unghia. Una vena vegetale di freschezza. Si beve e si lascia bere perchè questa è la sua caratteristica principe e quindi sarà facile portarlo a tavola e da autentico campano che è, imprescindibile sarà il suo abbinamento con la pizza (margherita e marinara), ottimo anche sulle zuppe di pesce e le carni bianche, i piatti tipici della tradizione partenopea tra cui anche il ragù.

È però anche vino pieno, dalle sensazioni aromatiche persistenti e lunghe che mostrano quanto le cure in vinificazione non deludono in termini di spessore e profondità delle sensazioni che un vino di qualità deve avere.

Salute.

 

Ufficio Stampa:

Galardi Terra di Lavoro

 

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