L’Unione europea e l’approccio alla blockchain

Dopo aver descritto le novità nell’utilizzo della tecnologia blockchain nell’agroalimentare, vediamo gli aspetti più importanti da conoscere riguardo le iniziative dell’Unione europea in merito. Conoscere queste ultime è importante perché l’impatto sul mercato della blockchain ha posto l’argomento all’ordine del giorno anche a Bruxelles. Si riportano alcune situazioni relative solo all’agroalimentare, settore considerato vitale sia dall’Italia che dall’UE.

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La blockchain rappresenta una nuova sfida normativa anche per l’UE

Le discussioni in sede UE

In sede europea la discussione coinvolge tutti gli organi dell’UE. Il Parlamento, in una proposta di risoluzione del 2018 alla Commissione ha sottolineato come alcune aree dell’UE avessero già iniziato a sviluppare tale tecnologia. Ciò è avvenuto tramite progetti e programmi specifici basati sulle caratteristiche di queste aree con lo scopo di diffondere le migliori pratiche. Inoltre vengono elencati una serie di vantaggi imputabili alla blockchain come l’avere «un grande potenziale per migliorare la trasparenza e la tracciabilità dell’intera catena di approvvigionamento», la possibilità di «rafforzare e migliorare le politiche commerciali dell’UE» e la necessità di avere «un approccio favorevole all’innovazione, incoraggiante e abilitante che garantisca certezza giuridica, promuovendo nel contempo la protezione dei consumatori, degli investitori e dell’ambiente, aumentando il valore sociale della tecnologia, riducendo il divario digitale e migliorando le competenze digitali dei cittadini».

Un’interrogazione parlamentare del 2020 alla Commissione ha posto in essere una discussione su quali strumenti e intenzioni l’esecutivo dell’UE contempli in merito. I proponenti hanno affermato quanto la blockchain possa essere decisiva nella lotta al falso agroalimentare permettendo una tracciabilità dei prodotti più efficiente. Si legge inoltre che «la gestione dei più recenti sviluppi nei processi agricoli è essenziale per migliorare l’intero settore. Le blockchain sono anche efficaci per eliminare l’uso di denominazioni italiane per gli alimenti non italiani, la contraffazione in ambito alimentare e le ecomafie».

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La blockchain può aiutare la filiale del prodotto garantito e controllato? Il dibattito è aperto

Il falso made in Italy è un tasto dolente dell’economia italiana, con un giro d’affari stimato in diversi miliardi di euro. La risposta all’interrogazione (inizio 2021) conferma, da parte della Commissione, l’impegno «ad agevolare la diffusione delle tecnologie digitali in agricoltura, consolidando l’infrastruttura tecnologica in tutta Europa». Essa si augura che «nei loro piani nazionali di ripresa e resilienza, gli Stati membri dovrebbero dimostrare, tra le altre cose, in che modo tali investimenti contribuiscano efficacemente alla transizione verde e digitale, che essi hanno un impatto duraturo e che contribuiscono ad aumentare il potenziale di crescita, l’occupazione e la resilienza economica e sociale».

L’importanza della blockchain nella produzione biologica

Una comunicazione del marzo 2021 della Commissione al Parlamento, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni ha sottolineato l’importanza della blockchain nella produzione biologica, al punto da proporre un piano d’azione. Viene rilevato quanto «il settore biologico potrebbe beneficiare dell’uso di nuove tecnologie[…]. Intelligenza artificiale, blockchain e tecnologie simili possono contribuire a rafforzare la certificazione biologica, in particolare garantendo la trasparenza lungo la filiera e la tracciabilità dei prodotti, contribuendo ad aumentare la fiducia dei consumatori». Vengono illustrate anche le possibili fasi di azione, atte a garantire efficienza e flessibilità degli investimenti a supporto dello sviluppo di soluzioni innovative nella produzione e coltivazione biologica. La blockchain viene ritenuta ideale per il passaporto digitale e per la tracciabilità dei prodotti.

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La velocità con cui si sta diffondendo questa tecnologia ne rende difficile la comprensione al grande pubblico

In sede europea sono stati avviati due tavoli di lavoro sul tema: l’OECD E-Leaders Thematic Group on Emerging Technologies e l’European Blockchain Partnership (EBP). Il primo offre un canale di discussione sul ruolo delle nuove tecnologie e su come possano essere usate e diffuse all’interno degli Stati membri. Il secondo è mirato a favorire lo sviluppo della tecnologia in questione al servizio delle pubbliche amministrazioni e dei servizi pubblici degli Stati membri aderenti. Essa ha lo scopo di evitare una frammentazione operativa e costruire un network con conoscenze comuni mirate ad una crescita globale sul territorio europeo. 

Le iniziative più interessanti

La Commissione ha creato un osservatorio ad hoc, l’European Union Blockchain Observatory and Forum, per monitorare i progressi. L’osservatorio ha poi creato una piattaforma di dibattito e condivisione delle conoscenze, con il lancio di una community online, eublockchain.mobilize.io. La community conta su diverse centinaia di partecipanti ed è in rapida crescita. Sempre alla Commissione si deve la creazione di un International Association for Trusted Blockchain Applications (INATBA), altro forum globale fra istituzioni, utenti e sviluppatori. Infine si cita la European Blockchain Services Infrastructure (EBSI), con il compito di realizzare servizi digitali transfrontalieri, caratterizzati dai più alti standard di privacy.

A inizio novembre 2018 sono entrati in vigore a Malta tre provvedimenti che regolamentano rispettivamente blockchain, criptovalute e DLT (Distributed Ledger Technology). Il paese ha provveduto da sé all’assenza di chiara legislazione europea, così come denunciato dalle indicazioni rilasciate in merito dalle Autorità bancaria e finanziaria europea. La normativa cerca di dare una prima regolazione al settore della finanza virtuale, ponendosi come felice esempio da seguire anche per gli altri ordinamenti. 

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Le truffe sono sempre dietro l’angolo. L’UE si sta adoperando (non senza difficoltà) per offrire norme più chiare
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Mario Rafaniello

Mi chiamo Mario Rafaniello e sono un dottorando di ricerca presso il dipartimento di Scienze Politiche di Caserta. Vivo a Sessa Aurunca e quindi mi muovo per gli articoli dei locali su questa zona e limitrofe, fino al basso Lazio. Per lavoro viaggio molto e mi occupo di usi e costumi nel mondo, quindi la maggior parte dei miei articoli riguardano viaggi, tradizioni e curiosità inerenti al cibo. Sia con la laurea magistrale che nel dottorato mi sono occupato di agroalimentare, in particolare made in Italy. Quando posso trasferisco parte delle mie ricerche negli articoli per la buona tavola magazine.

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