Per le strade di Atene: la culla dell’Occidente anche a tavola

Nemmeno ce ne rendiamo conto ma gran parte del nostro vocabolario, dei nostri usi e costumi e persino della nostra cultura politica ha origini nella civiltà dell’antica Grecia. Quell’epoca così lontana e mitica rivive ogni giorno nei nostri modelli di governance e nel modo in cui partecipiamo alla vita sociale. I nostri epistemi mentali, il nostro “a propri” come lo definiva Michel Foucault, porta ancora i segni di quel patrimonio culturale.    

L’antica Grecia è stata la culla della civiltà occidentale e da allora molte cose sono cambiate. A tavola, però, la tradizione è rimasta pressoché uguale nonostante le tante contaminazioni dovute al susseguirsi delle pieghe del tempo. Atene è stata per secoli il centro del mondo occidentale con i suoi statisti, filosofi, artisti e guerrieri. Oggi la capitale greca è una sorta di Istanbul dell’Unione europea: un crogiuolo di culture e popolazioni diverse tra loro e che hanno contribuito anche alla peculiarità della cucina greca moderna.

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La costruzione del Partenone risale al V secolo a.C.

Atene e la cucina tradizionale

Come per la sua identità odierna, la cucina di Atene risente delle tante stratificazioni che rappresenta. A metà strada tra la tradizione gastronomica mediterranea e quella del vicino oriente, i piatti greci spaziano da preparazioni a base di olio, pane e formaggio a quelle con hummus, legumi e carne, senza risparmiarsi nell’uso di erbe e spezie. Negli ultimi anni, complice il boom turistico delle isole greche, la cucina locale ha riscosso sempre più successo anche nell’Europa occidentale. Immancabile la feta (in greco letteralmente “fetta”), formaggio tradizionale stagionato DOP, prodotto con latte di capra e di pecora. Caratteristiche principali sono la consistenza semidura, il sapore leggermente salato, il colore bianco e la mancanza di crosta.

Nei ristoranti ateniesi è facile imbattersi nella consistente mousakka, una lasagna con carne d’agnello, pomodoro, melanzane e talvolta con patate. Altro piatto tipico di Atene e che si può gustare anche passeggiando per strada è certamente il souvlaki. Questa parola in greco vuol dire “spiedino” e si tratta, appunto, di uno o più spiedini (di carne o pesce) alla griglia spesso serviti con verdure o salsa. Proprio le salse greche sono famose in tutto il mondo e non fa eccezione la tzatziki a base di yogurt con cetriolo ed aglio.

In tema di alcolici non si può non citare il liquore tipico greco, l’ouzo. È un distillato a base di mosto d’uva ed erbe, dalla gradazione molto alta (tra i 40 e i 50 gradi) e dall’impatto “notevole”. Per le strade di Atene viene servito dai locali accompagnato da stuzzichini e altri aperitivi. Le origini di questo liquore sono ancora piuttosto incerte. Alcuni sostengono abbia origini tipicamente greche e millenarie, altri che derivi da un liquore diffuso all’epoca della dominazione ottomana.    

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Un aperitivo a base di ouzo rappresenta la tipica city life ateniese moderna

Street food e gyros

Segue in puro stile street food la pita, un tipo di pane morbido in forma di piadina da farcire principalmente con carne e verdure. Di origine mediorientale, in Grecia serve da base per preparare il gyros, carne normalmente di maiale, accompagnato se si vuole con feta e insalata greca, cipolla e salsa. Praticamente è una sorta di kebab greco, anche nella preparazione, e mangiandolo avrete la sensazione, ancora di più, del “gemellaggio” con Istanbul.

Alcuni dei gyros più buoni di Atene si possono mangiare già in pieno centro a Piazza Syntagma (con omonima fermata della metro) dove risiede anche il Parlamento nazionale. La zona è ricca di negozi e locali e rappresenta la parte più moderna di Atene. Altrettanto densa di posti dove fare street food e l’area nei pressi dell’acropoli di Atene a causa della forte affluenza turistica. Essa è raggiungibile in metro scendendo alle fermate Akropoli o Monastiraki; mangiare all’ombra del Partenone non è cosa da poco. Quest’ultimo è raggiungibile solo a piedi salendo la collina che lo ospita e nei dintorni i reperti da vedere non mancano, come si vedrà nel prossimo paragrafo.                 

Atene: cosa vedere

Naturalmente, visitare la millenaria capitale greca non può prescindere dal calarsi nella sua storia infinita e che affiora improvvisamente nel tessuto urbano moderno, come la nostra Roma. Oltre al mainstream Partenone e altamente consigliata la visita dell’intera acropoli e dell’agorà, patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1987. Con i suoi templi e la rigogliosa vegetazione in questa zona sarà come passeggiare ai tempi di giganti come Socrate o Pericle. Segue il Museo archeologico nazionale di Atene che contiene alcune meraviglie uniche al mondo come il Cronide di Capo Artemisio (che potrebbe raffigurare Zeus o Poseidone), il misterioso meccanismo di Anticitera e la maschera di Agamennone. Valgono la visita le citate Syntagma e Monastiraki. La prima,come detto, è il cuore della moderna Atene che, oltre al Parlamento e al Milite ignoto, ospita il quotidiano cambio della guardia operato dalle guardie in abiti tradizionali, gli Evzones.

Durante l’anno la Piazza ospita concerti e eventi a tema così come cortei e manifestazioni di protesta. Sul muro centrale, dove vi sono le guardie, è presente una iscrizione riportante un passo della celebre orazione di Pericle del 431 a.C. in commemorazione dei caduti ateniesi della guerra del Peloponneso contro Sparta. Da Syntagma si può raggiungere a piedi il quartiere Monastiraki, noto per il mercatino delle pulci, le bancarelle, la moschea e alcune cattedrali. Si tratta del cuore più antico della città e anche più popolare e multietnico.

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Mario Rafaniello

Mi chiamo Mario Rafaniello e sono un dottorando di ricerca presso il dipartimento di Scienze Politiche di Caserta. Vivo a Sessa Aurunca e quindi mi muovo per gli articoli dei locali su questa zona e limitrofe, fino al basso Lazio. Per lavoro viaggio molto e mi occupo di usi e costumi nel mondo, quindi la maggior parte dei miei articoli riguardano viaggi, tradizioni e curiosità inerenti al cibo. Sia con la laurea magistrale che nel dottorato mi sono occupato di agroalimentare, in particolare made in Italy. Quando posso trasferisco parte delle mie ricerche negli articoli per la buona tavola magazine.

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