REVI’, storia del Re Vino

Lo spumante metodo classico Trento Doc della famiglia Malfer

La storia dello spumante metodo classico Trento Doc della famiglia Malfer ha inizio negli anni ’60 quando Paolo aveva circa 13 anni e frequentava la scuola dell’avviamento agrario. La sua era una classe di sole ragazze e allora le lezioni di applicazione tecnica erano veramente “tecniche” quindi pratiche. Alle ragazze si insegnava l’economia domestica, la gestione della casa, ai ragazzi le tecniche agrarie.

Paolo, unico maschietto della classe, trascorreva l’ora di educazione tecnica con il preside, che poiché a volte era molto impegnato, lo mandava in biblioteca a cercarsi qualcosa da leggere. Un giorno, curioso com’era, si lasciò catturare da un testo sulla trasformazione dei prodotti agricoli.

Tante cose le sapeva già fare perché proveniva da una famiglia contadina. Il padre conferiva le uve alla cantina sociale, ma era solito farsi in casa il vino per la famiglia. Paolo aveva già visto fare il vino ma fu incuriosito nella lettura quando trovò un trafiletto dedicato a Dom Perignon, in cui si dava una ricetta sommaria su come fare lo champagne. Uhm! Paolo tornato a casa chiese al papà del vino bianco. Il padre gli domandò cosa ne volesse fare. Alla risposta del figlio tredicenne: “voglio fare lo champagne”, un tenero sorriso incorniciò il suo sguardo. “Prendine però poco sennò la mamma ci sgrida perché lo usa per cucinare”.

In quegli anni in cucina si utilizzava principalmente il vino bianco, mentre il vino rosso era considerato un alimento, parte importante della dieta alimentare degli adulti. Paolo andò poi dalla mamma, che alla domenica faceva il pane, e le chiese un po’ di lievito. Poi prese il barattolo dello zucchero, mise il tutto nelle bottiglie e le tappò.  Dopo una quindicina di giorni l’amara sorpresa: il vino era in terra e le bottiglie tutte aperte. Non si perse d’animo, andò a rileggere la ricetta e in fondo al trafiletto trovò l’errore: bisognava legare i tappi. Fatto, anzi rifatto!

Nel Natale del 1963 la famiglia Malfer brindò con il primo metodo champenois fatto dal “bocia”, in gergo trentino, il piccolo di casa. Dopo gli studi a San Michele all’Adige il piccolo di casa imparò tante tante cose e nel 1982 fondò la cantina Revì www.revispumanti.com dal toponimo locale “Re Vin”, azienda d’eccellenza nella produzione di spumanti metodo classico Trento Doc.

Le vigne

A raccontarmi questa storia una giornata di aprile, in un carosello di sole e nuvole, è stato Giacomo,  seconda generazione di viticultori di casa Malfer assieme al fratello Stefano. E’ lui a condurre i visitatori attraverso i vigneti di famiglia, primo fra tutti il vigneto classico di Chardonnay, nella valle dell’Adige.

Una stretta valle montana, attraverso la quale l’aria fredda transita garantendo l’escursione termica necessaria a sviluppare lo splendido corredo aromatico di questi vini.

Viti di 40 anni, lavorate al piede con l’eliminazione meccanica dell’erba e quindi della concorrenza vegetativa tra vite ed erba.  La pergola doppia trentina, piantata in valle da est a ovest, garantisce nella parte soleggiata la piena maturità fenolica, nella parte in ombra l’acidità richiesta per la spumantizzazione.

Il vigneto di Aldeno

Il vigneto di Aldeno, dove mi trovo ora, è a 210 mt, all’interno del conoide del torrente Arione, un terreno ricco di sassi, in trentino “giarette”, magro ma molto fertile con una buona capacità drenante. Più in là a valle, dove c’era il letto dell’Adige, il terreno diventa sabbioso, con una configurazione molto più variegata. 

I vigneti che Revì ha in quota sono tutti piantati a Guyot. A 500 mt sul livello del mare c’è il vigneto di Rovereto, a 600 mt quello di Trento con il Pinot Noir destinato al Cavaliere Nero e a 700  mt lo Chardonnay per il Paladino. Diversità di quota, di terroir, di rese, di vini.

Il Pinot Noir per Cavaliere Nero ad esempio, il più gastronomico della gamma, è allevato sulla collina est di Trento, dove la roccia madre è il marmo rosso, ricco di ossidi di ferro, con uno strato argilloso di circa 70, 90 cm. Qui la resa è di 50/60 quintali per ettaro.

La cura che la famiglia Malfer ha per i vigneti è massima, quasi a leggere le esigenze più intime di ciascuna pianta.  E’ così che nasce l’idea del doppio ceppo, sperimentazione condotta da Paolo nella quale le viti sono piantate in coppia. I filari sono a 5 mt di distanza e le viti a 1 m tra loro e vengono allargate solo quando arrivano al filo di ferro. Così la ventilazione tra le piante è assicurata e i problemi di lavorazione inter-ceppo ridotti. Una idea nata dalla osservazione delle operazioni in vigna e dalla risposta delle piante.

I 7 spumanti metodo classico Trento Doc di Revì

Un tripudio della natura questi luoghi, in cui bellezza, solennità e forza danno vita agli spumanti metodo classico Trento Doc di Revì.

7 etichette, ognuna con un preciso posizionamento e idea di consumo. Il Revì Brut, e il Revì Dosaggio Zero blend di Chardonnay e Pinot Noir rimangono sui lieviti tre anni, così come il Revì Rosè che vede Pinot Noir in maggioranza e Chardonnay. I due Cru, Cavaliere Nero con il Pinot Noir in purezza e il Paladino a base Chardonnay.

Infine il Blasè un Dosaggio Zero selezionato che affina due volte: 42 mesi sui lieviti e 24 mesi minimo dopo la sboccatura. Infine l’etichetta più importante di casa Revì, è un omaggio al territorio e alla storia. Nove anni di affinamento sui lieviti, una Couvèe di Chardonnay e Pinot Noir per la riserva: Re di Revì.

Le nuvole sono passate e il sole inonda la valle. In lontananza le montagne innevate e intorno il verde dei vigneti dove le viti vegetano in attesa di dare frutto per le meravigliose bollicine di montagna.

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Maria Grazia Narciso

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