Quattro vini testimoni del terroir e di un nuovo progetto sostenibile
Selvanova si trova nella Frazione Squille del Comune di Castel Campagnano. Siamo in provincia di Caserta, all’ interno di un contesto naturale suggestivo, ricco di biodiversità, dove pascoli, boschi, vigneti e uliveti si alternano a dipingere un quadro unico e irripetibile. Dalla cima della collina coperta dai vigneti si scorge ad Est la catena del Monte Matese, ad Ovest il Monte Taburno e a valle il fiume Volturno.
Quando il dott. Antonio Buono, di origini napoletane e appassionato di agricoltura sostenibile giunse per la prima volta in questi luoghi la collina era totalmente nascosta dai rovi e utilizzata per il pascolo abusivo. All’interno della proprietà anche una bufalara in rovina. Decise allora di acquistare il terreno e di rimettere in sesto la proprietà. Era il 1997.
Restaura allora l’antica bufalara, provvede al riassesto idrogeologico della colina, riporta in vita il laghetto naturale e impianta i primi vigneti e uliveti. L’amore e il rispetto per la natura sono il filo conduttore di ogni scelta e questo approccio è palpabile già all’ingresso dell’Agriturismo Selvanova, una cornice splendida per chi vuole godersi le splendide colline caiatine in un contesto accogliente e di gusto. Le camere, tutte con vista panoramica, sono ricavate dall’ex Casino di Caccia e di questo conservano i materiali originali come il tufo nero.
L’ingresso di Gesco.
La sensibilità del dott. Buono, l’approccio etico nella gestione della sua azienda nel 2018 persuade Gesco, ad investire in questo progetto nel quale rivede i propri valori. Il Consorzio di Cooperative Sociali Gesco infatti oltre a fornire una serie di servizi alle cooperative sociali come consulenza legale, fiscale e amministrativa, formazione e gestione delle risorse umane, sviluppa progetti per sostenere l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate promuovendo la solidarietà, la responsabilità sociale, la difesa dei diritti delle persone più fragili. Il contatto con la natura, i principi della agricoltura sociale, il lavoro della terra e la cura degli animali domestici costituiscono una vera e propria terapia per ex tossicodipendenti, persone con disabilità e persone che vivono in condizioni svantaggiate. Lavorare da Selvanova diventa una occasione di reintegro e inclusione nella società attraverso opportunità di impiego e riqualifica professionale grazie al dialogo tra mondo agricolo e terzo settore avanzato.
Le vigne
I vigneti di Selvanova si estendono su una superficie di 10 ettari, tutti sui fianchi della collina e suddivisi in cinque appezzamenti con esposizione e altitudine differenti. Qui tra il 1999 e il 2002 sono stati piantati gli autoctoni Pallagrello Bianco e Pallagrello Nero, Aglianico e Fiano. La conduzione agronomica è vocata al rispetto della natura e delle caratteristiche dei vitigni allevati. Tutti i vini della cantina infatti sono certificati BIO dal 2000.
Selvanova tuttavia non è soltanto vino ma la fattoria comprende diverse attività come quella della produzione di olio, gestione della fattoria didattica, allevamento di animali da cortile, produzione di miele e apicoltura, tutte ispirate ai principi della sostenibilità. La Fattoria dei Bambini è visitabile ogni domenica mattina. Qui puoi lasciar avvicinare i bimbi a pony, pecore, maiali, galline oltre che a familiarizzare con i processi del riciclo attraverso il compost.
I vini Selvanova
Quattro le etichette prodotte e commercializzate, due vini fermi e due frizzanti, tutti in blend.
La qualità è sorprendente.
- La Corda di Luino, Terre del volturno igt rosso (50% pallagrello nero, 50% aglianico)
- La Corda di Luino, Terre del volturno igt bianco (50% pallagrello bianco, 50% fiano)
- Londro, Terre del volturno igt, frizzante rosato (50% pallagrello nero, 50% aglianico)
- Londro, Terre del volturno igt, frizzante bianco (50% pallagrello bianco, 50% fiano)
I nomi attribuiti ai vini sono un’omaggio alla storia di questi luoghi. Sulle rive del fiume Volturno, dove si affaccia la frazione di Squille, fino agli anni ‘70 a traghettare uomini ed animali da una riva all’altra provvedeva un zattera, chiamata localmente “scafa”, movimentata da una corda tesa tra le due sponde. Come scialuppa di salvataggio ante litteram un piccolo natante al seguito denominato “londro”, che ha prestato il nome ai due vini frizzanti. A gestire il business monopolistico la famiglia Luino, che ha regalato il nome ai due vini fermi.
La nuova immagine di Selvanova
Alle etichette dei vini Selvanova è stato affidato il compito di raccontare questa storia. Lo storytelling emerge dai quadri di Alessandra Illiano, una giovane pittrice che si è formata nel laboratorio artistico del Centro Diurno Dipartimentale di Riabilitazione Aquilone del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Napoli 1 Centro, gestito da Gesco attraverso la cooperativa Era. Insediamenti urbani dalle mille cromie arroccati sulle sponde del fiume, nel mezzo del quale galleggia una zattera, immaginata attraverso il segno grafico, divenuta il logo aziendale. Culture che si fondono, uomini che viaggiano e affrontano ostacoli per sopravvivere. Una vita contadina riscoperta che nella sua autenticità nasconde il segreto della vita.
Maria Grazia Narciso
Ultimi post di Maria Grazia Narciso (vedi tutti)
- REVI’, storia del Re Vino - 17 Maggio 2023
- PIWI, le varietà di vite resistenti ai funghi - 4 Aprile 2023
- Selvanova: il nuovo corso all’insegna del sociale - 14 Marzo 2023