La mancata candidatura UNESCO del caffè da Venezia a Napoli

Il caffè espresso italiano non sarà patrimonio immateriale dell’umanità, almeno non per il momento. Il Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, organo deputato alla selezione dei dossier da inviare direttamente al Comitato di Parigi per la candidatura finale, ha preferito puntare tutto sull’opera lirica. Il fatto risale al 29 marzo 2022 ma poco spazio gli venne dato dai media nazionali, comprensibilmente “distratti” dalla prima fase della guerra in Ucraina. Ad ogni modo, perché la Commissione nazionale ha effettuato questa scelta e quali erano le caratteristiche della candidatura, poi bocciata, del caffè? Ricostruiamo insieme le tappe salienti della vicenda.

La candidatura del caffè da Venezia a Napoli: un disastro annunciato?

Ad essere stato proposto fu “The Italian Espresso Coffee between culture, ritual, sociality and literature in the emblematic communities from Venice to Naples”. Questo dossier, insieme a quello poi selezionato intitolato “The Art of the Italian Opera Singing”, erano due dei vari progetti presentati all’attenzione della Commissione. Certamente non sarà stato facile per il Consiglio direttivo effettuare questa scelta su cosa inviare all’UNESCO per il ciclo 2023 ai fini dell’inserimento della Lista dei patrimoni immateriali.

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La Commissione Nazionale ha ritenuto l’opera lirica più idonea a rappresentare l’Italia nel mondo

Nonostante il Consiglio (ed anche l’allora Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini) abbia espresso sincero apprezzamento per il dossier sul caffè espresso, non sono mai emerse chiaramente le ragioni della bocciatura. Più avanti si spiegherà perché effettivamente meritava di più l’opera lirica ma volendo azzardare un’ipotesi, forse alla base della bocciatura vi è la stessa natura della proposta. La fusione di numerose istanze miranti ad elevare singole città (e quindi comunità) come patria del caffè ha condotto ad un dossier alquanto articolato.

Inizialmente erano ben undici le città individuate dallo Stato per farsi ambasciatrici del caffè (Torino, Milano, Venezia, Bologna, Roma, Napoli, Trieste, Lecce, Pescara, Palermo e Modica). Tra queste ne spiccavano due. Venezia a rappresentanza del Nord Est italiano e della sua tradizione storica. Pare che infatti da quelle zone arrivassero i primi sacchi di caffè turco dopo l’assedio di Vienna del 1683. Da parte sua Napoli, con la sua “leggendaria” tradizione del caffè come rituale sociale e culturale, si poneva altrettanto come candidata ideale. La scelta di fondere le due realtà in un unico dossier a simboleggiare idealmente tutta l’Italia ha reso tale candidatura estremamente artificiosa.

L’opera lirica rappresenterà l’Italia

L’allora Ministro Franceschini salutò con entusiasmo la decisione del Consiglio direttivo della Commissione affermando che “con la candidatura del canto lirico italiano a patrimonio immateriale dell’umanità, l’Italia punta al riconoscimento di una delle sue espressioni culturali più autentiche e originali”. In effetti più che il caffè, di cui già varie espressioni dal mondo sono presenti nella Lista Unesco, è l’opera lirica ad essere qualcosa di davvero unico. Il dossier non propone solo il canto in sé ma l’opera italiana come intero comparto: tradizione, storia, teatri, maestranze, opere, musiche, ecc. Si tratta di un patrimonio che gli italiani nei secoli hanno coltivato con grande cura arrivando ad influenzare tutta la produzione globale.

La candidatura del canto lirico ha potuto beneficiare del sostegno del Comitato per la salvaguardia dell’Arte del Canto Lirico Italiano cui hanno aderito, tra l’altro, importanti realtà del settore quali la Fondazione Teatro Alla Scala di Milano, l’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, l’Associazione dei Teatri Italiani di Tradizione e infine Assolirica.

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Il Teatro Alla Scala di Milano ha dato il suo contributo alla causa dell’opera lirica

Oltre che con l’opera, l’Italia avrà di che consolarsi poiché partecipa sia alla candidatura delle tecniche tradizionali di irrigazione come patrimonio transnazionale e che all’estensione della candidatura della transumanza ad altri paesi. In particolare, la transumanza entrò nella Lista nel 2019 rappresentando Austria, Grecia e Italia ma adesso l’estensione potrebbe riguardare Albania, Andorra, Croazia, Francia, Lussemburgo, Romania e Spagna.

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Mario Rafaniello

Mi chiamo Mario Rafaniello e sono un dottorando di ricerca presso il dipartimento di Scienze Politiche di Caserta. Vivo a Sessa Aurunca e quindi mi muovo per gli articoli dei locali su questa zona e limitrofe, fino al basso Lazio. Per lavoro viaggio molto e mi occupo di usi e costumi nel mondo, quindi la maggior parte dei miei articoli riguardano viaggi, tradizioni e curiosità inerenti al cibo. Sia con la laurea magistrale che nel dottorato mi sono occupato di agroalimentare, in particolare made in Italy. Quando posso trasferisco parte delle mie ricerche negli articoli per la buona tavola magazine.

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