Un’Accademia che guarda verso il mare Adriatico e all’Italia, e che nel nome contiene tutti gli insegnamenti di una vita.

La nuova pizzeria di Maurizio Iannicelli, classe ’67, maestro pizzaiolo napoletano trasferitosi in Croazia, è il coronamento di un sogno e di una carriera intera.
Iannicelli ha scelto infatti Medolino in Istria su suggerimento del suo attuale socio, Ivan Marceta. L’obiettivo era quello di deliziare il palato dei cittadini istriani e dei tanti turisti con la classica pizza napoletana.
In due mesi il locale risulta già molto frequentato e le sue pizze sono sempre più richieste dalla clientela.
Su tutte spicca l’omaggio alla napoletanità verace, la pizza Sofia Loren: cornicione ripieno di ricotta di bufala, topping di ragù napoletano con polpettine e stracciata di bufala in uscita dal forno.
E poi figura la San Daniele, una pizza freschissima con pomodorini gialli e rossi, mozzarella di bufala, rucola, burrata e in uscita il mitico prosciutto San Daniele, da cui prende il nome.
“Ma qui vanno pazzi anche per la Capricciosa”, confessa Iannicelli, che dopo una vita di consulenze spesa in giro per il mondo si è fermato nella penisola istriana.

“Dal ’99 ho lavorato come consulente e maestro pizzaiolo istruttore in Libano, USA, Svizzera, Germania, Croazia, Serbia, Malta, ininterrottamente fino al 2020”.
Di tempo ne è trascorso dall’apertura del suo primo locale ad Acerra con un nome simbolico: Napul’ è, come il titolo della celebre canzone di Pino Daniele. Correva l’anno 1995.
“Sono stato uno tra i primi napoletani nell’hinterland e il successo allora fu grande”, ricorda Iannicelli.
I prodotti italiani e in special modo campani, forniti due volte alla settimana da Mainardi, sono il segreto del clamore sorto intorno all’Accademia Maurizio Iannicelli.
Il merito va assegnato anche all’impasto: una biga al 50% con prefermento, ottenuta da un blend di farine 0 e doppio 0 rigorosamente Mulino Caputo, azienda con cui Iannicelli ha lavorato a lungo.
“I croati prediligono una pizza più croccante della nostra classica, pertanto non possiamo alzare troppo la temperatura del nostro forno a gas (380°, massimo 400°) e usare troppa acqua nell’impasto – spiega il maestro -. Altre pizze che raccolgono il favore dei clienti sono la Pescatore, una classica marinara coi frutti di mare, origano, olio evo, peperoncino e prezzemolo, e poi c’è il Tronchetto“.

Trattasi di una pizza imbottita e cotta al forno, praticamente un disco di pasta ripieno di ricotta, provola e funghetti Champignon, precedentemente saltati in padella, e con bresaola, rucola e stracciata di bufala in uscita con qualche pomodorino fresco.
“Sembrava ieri che avevo cominciato la mia gavetta coi maestri Salvatore e Vincenzo Pellone, e dal maestro Franco Gallifuoco, tutti e tre cugini nel ’79”. Una scuola vecchio stile che gli ha consentito di aprire oggi addirittura un locale all’estero.
Con la stessa passione, dedizione degli esordi spesi tra Piazza Garibaldi, via Nazionale e corso Arnaldo Lucci. Le famose Case nove dove batte il cuore più autentico della tradizione culinaria partenopea.

Redazione La Buona Tavola
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Buongiorno a tutti forse non avete capito di cosa stiamo parlando!
Pizzeria con la P maiuscola.
Non ci sono paragoni da fare con altre pizzerie , qua degusti la vera pizza Napoletana
Complimenti a Maurizio sei un grande