Storia e origini della colomba pasquale, il lievitato delle feste che “vola” dal Nord Italia

Vi sono due principali dolci che si possono ascrivere alla definizione di colomba pasquale, entrambi riconosciuti come PAT, prodotti agroalimentari tradizionali italiani: uno è la colomba pasquale inventata in Lombardia negli anni trenta del ‘900 dalla Motta, quella commercialmente più diffusa in tutta Italia, l’altro invece, di più antica tradizione, è la colomba pasquale diffusa in Sicilia e chiamata anche “palummeddi” o “pastifuorti”.

STORIA E ORIGINI

Dino Villani, direttore pubblicità della ditta milanese Motta, già celebre per i suoi panettoni natalizi, negli anni trenta del 1900 ideò infatti un dolce simile al panettone per preparazione e impasto, destinato però alle solennità della Pasqua. La ricetta poi venne ripresa da Angelo Vergani che nel 1944 fondò la Vergani srl, l’azienda di Milano che ancora oggi produce colombe.

Vi sono leggende che vorrebbero far risalire questo dolce pasquale in epoca longobarda, addirittura al re longobardo Alboino che durante l’assedio di Pavia (metà VI secolo) si vide offrire, in segno di pace, un pandolce a forma di colomba.

Un’altra leggenda vuole la colomba pasquale legata alla regina longobarda Teodolinda e il santo abate irlandese San Colombano. La colomba bianca è anche il simbolo iconografico del Santo ed è sempre raffigurata sulla sua spalla.

Dagli anni ’30 del ‘900 la colomba pasquale si è diffusa sulle tavole di tutti gli italiani, e anche ben oltre i confini nazionali. L’impasto originale, a base di farina, burro, uova, zucchero e buccia d’arancia candita, con una ricca glassatura alle mandorle, ha successivamente assunto varie forme e varianti regionali.

Le grandi idee arrivano nel mondo con la dolcezza delle colombe. Forse, se ascoltiamo bene, udiremo, tra il frastuono degli imperi e delle nazioni, un debole frullìo d’ali, il dolce fremito della vita e della speranza“, sosteneva Albert Camus e nel Vangelo Gesù predicava: “Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici e mansueti come colombe”.

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Napoletano, classe ’87, Renato Aiello sono giornalista pubblicista dal 2009, pubblicato dal 2001. Studi in Comunicazione di massa e media, nonché cinema, giornalismo e informazione cross mediale, ho iniziato col piccolo house organ del Cardarelli "Il Giornale di Ortika" di Gaetano Coppola tra il 2001 e il 2006 (prima recensione a 13 anni) e ho poi scritto nel corso degli anni per il quotidiano "Roma" dal 2006 al 2011, diretto da Antonio Sasso. Attualmente scrivo da free-lance per diversi siti e magazine di cultura e spettacolo, tra cui "Enneti NT - Notizie Teatrali" di Angela Matassa dal 2014 e la piattaforma di giornalismo partecipato “Sul Pezzo” dal 2015. Appassionato di letteratura, musica, arti figurative, fotografia e cinema, ho partecipato nel corso degli anni a festival cinematografici tra Roma, Napoli e Vico Equense, e a giurie di concorsi di cortometraggi a tema. Videoblogger dal 2014, ho un canale YouTube con servizi di video giornalismo e montaggi emozionali.

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