A tavola con…Tutankhamon! Cosa mangiavano gli antichi egizi?

L’incredibile scoperta della tomba di Tutankhamon, risalente al 1922, è l’avvenimento più conosciuto dell’archeologia moderna. Le immense ricchezze ritrovate e la fama di quell’impresa hanno ispirato generazioni di studiosi e appassionati dell’antico Egitto. Ma nella tomba del faraone vi erano anche oggetti di uso quotidiano tra cui anfore contenenti cibi e bevande. Allora ci chiediamo con grande curiosità: cosa mangiavano gli antichi egizi?      

Una straordinaria scoperta esattamente cento anni fa

La scoperta della tomba di Tutankhamon ha assunto nell’immaginario collettivo un ruolo cardine per la spettacolarità del ritrovamento. Prima di addentrarsi nelle vicende più gastronomiche, giusto qualche cenno sull’evento e sul suo “faraonico” protagonista. Il 4 novembre 1922 l’equipe guidata Lord Carnarvon e Howard Carter, rispettivamente finanziatore e direttore degli scavi, scoprì l’ingresso della tomba che, per essere completamente dissotterrata, richiese uno sforzo prolungatosi fino al 1930.  Lord Carnarvon morì il 5 aprile del 1923 e poco meno di un anno dopo Carter iniziò le operazioni di accesso al sarcofago. Bisognerà però attendere il 28 ottobre del 1925 per vedere finalmente la mummia.  

Riguardo al diretto interessato, è proprio la ricchezza della sua tomba ad aver reso celebre Tutankhamon. In effetti egli, anche perché morto giovane, non lasciò un gran segno nella storia egizia. Nato e vissuto probabilmente tra il 1341 e il 1323 a.C. morì intorno ai 18 anni lasciando dietro di sé sia un’ascendenza che una discendenza ancora oggetto di studio. Secondo le fonti più accreditate, aveva meno di dieci anni quando salì al trono. Nonostante il perfetto stato di conservazione del sarcofago lo stesso non può dirsi della mummia, fattore che rende ancora difficile per gli esperti stabilire le possibili cause di morte.       

Prelibatezze anche nell’aldilà

Ad ogni modo, oltre a favolosi tesori e oggetti vari, tra cui la celeberrima maschera, nella tomba del giovane faraone vennero ritrovate tracce di cibo. Principalmente anfore per il vino e miele. Una delle usanze più note riguardanti gli antichi egizi è la mummificazione, accurato procedimento mirato a “mantenere” il corpo del faraone il più integro possibile. Questo perché gli egizi credevano fortemente che la vita continuasse dopo la morte nell’aldilà. Nelle tombe erano lasciati diversi tipi di averi come vestiti, gioielli, armi, mobilia e, appunto, del cibo.

La cipolla soprattutto, per l’importanza simbolica più avanti descritta, veniva usata nei riti sacri e ne sono state ritrovate tracce anche nelle tombe egizie. In alcune tombe sono presenti immagini aventi ad oggetto degli ingredienti particolari così come ricette e formule magiche inerenti al buon cibo, scolpite nelle pareti. Al defunto doveva essere garantito sufficiente cibo per l’eternità affinché potesse serenamente “vivere” la sua nuova esistenza ultraterrena. Per questo erano presenti anche statuette di servitori e cuochi.  

La cucina degli antichi egizi

La Valle del Nilo ha sempre rappresentato una fonte inesauribile di vita nell’antichità. Oltre ad essere stata una sorta di autostrada naturale, ha permesso alla civiltà egizia di svilupparsi e prosperare grazie ai raccolti e alla pastorizia. Trattandosi di una realtà che ha vissuto il suo massimo splendore diverse migliaia di anni fa, la dieta quotidiana era limitata agli ingredienti reperibili in loco e con poche eccezioni. Naturalmente, i faraoni e altri grandi dignitari potevano permettersi cibi più nutrienti ed elaborati. La cucina egizia, in generale, poteva districarsi principalmente tra cereali, frutta, verdura, miele, vino, cacciagione, pesce, olio, legumi e pane. Nei pressi della piana di Giza, dove si trovano le celebri piramidi e la Sfinge, degli studiosi hanno ritrovato numerose ossa di animali, probabilmente consumate dai tanti operai coinvolti nella costruzione di queste opere. Da questi studi si evince che il manzo era soprattutto destinato agli affaticati operai così come, forse, maiale in minor misura, pecore, capre e anatre.

La facciata più famosa del complesso archeologico di Abu Simbel

In base al tipo di pasto consumato gli esperti hanno dedotto anche che alcune pietanze (come carne d’oca o vitello) erano destinate solo alle classi sociali più agiate e non ad altre. La cipolla, come accennato, era tra gli ingredienti più usati anche per un fatto simbolico: pare infatti che rappresentasse, con i suoi strati, una riproduzione dei livelli dell’universo. Per la frutta a farla da padrone era quella tipica della dieta mediterranea come fichi, uva, datteri, meloni, cocomeri e melograno. Tra i tanti e curiosi ritrovamenti effettuati dagli archeologi nel corso degli anni vi sono anche contenitori dedicati alla conservazione della birra: per questa pregiata e apprezzata bevanda si usavano orzo, acqua e il lievito per il pane.

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Mario Rafaniello

Mi chiamo Mario Rafaniello e sono un dottorando di ricerca presso il dipartimento di Scienze Politiche di Caserta. Vivo a Sessa Aurunca e quindi mi muovo per gli articoli dei locali su questa zona e limitrofe, fino al basso Lazio. Per lavoro viaggio molto e mi occupo di usi e costumi nel mondo, quindi la maggior parte dei miei articoli riguardano viaggi, tradizioni e curiosità inerenti al cibo. Sia con la laurea magistrale che nel dottorato mi sono occupato di agroalimentare, in particolare made in Italy. Quando posso trasferisco parte delle mie ricerche negli articoli per la buona tavola magazine.

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