La Corea del Nord è sicuramente una delle realtà più impenetrabili del mondo. Le informazioni su questo popolo e quelle che provengono dal governo di Pyongyang sono spesso di difficile interpretazione, ma non è certo questa la sede per scavare più a fondo nella realtà a guida comunista. Quello che conta è sapere che, per quanto possa sembrare inusuale, anche la Repubblica nordcoreana vanta una tradizione gastronomica riconosciuta come patrimonio dell’Unesco. Si tratta dei raengmyon, un particolare tipo di noodles in brodo freddo diffuso in tutta la penisola coreana (in Corea del Sud sono chiamati invece naengmyeon). Ne esistono diversi tipi, ma solo quelli preparati a Pyongyang e dintorni hanno ricevuto considerazione dall’Unesco (Pyongyang raengmyon).


Una tradizione degna dell’Unesco
L’inserimento di questa tradizione della Corea del Nord nella prestigiosa “Representative List of the Intangible Cultural Heritage of Humanity” è recentissimo (dicembre 2022). I raengmyon sono noodles scuri fatti principalmente di grano saraceno e accompagnati con fette di carne di maiale e manzo saltato in padella, con verdure (es. cetrioli o cavolo) e con un uovo sodo. Immancabile il tipico brodo freddo e piccante in cui “galleggiano” carne, aceto e senape così come il kimchi, composto da verdure fermentate. Si tratta di un piatto molto diffuso tra i nordcoreani che lo ritengono simbolo di convivialità e ospitalità. L’Unesco ha rilevato l’importanza sociale di questa pietanza, associata a feste ed eventi familiari e trasmessa di generazione in generazione.

Questi noodles sono una vera e propria tradizione culturale: è usanza che nel giorno della vigilia del “Jongwoldaeborum” (una festa popolare coreana invernale) le famiglie si riuniscano per mangiarli, augurando che la vita sia lunga come gli stessi noodles. Proprio come buon auspicio si usa mangiarli anche in altre occasioni felici, come i matrimoni, e rifiutarli è ritenuta maleducazione.
In Corea del Nord è forte il ricordo della terribile carestia degli anni Novanta e ancora oggi per molte persone mangiare insieme ha un significato importante. Ad ogni modo, il successo popolare dei Pyongyang raengmyon ha portato il piatto ad uscire dall’intimità delle famiglie locali e a diffondersi nei ristoranti della Repubblica nordcoreana. È tradizione bere un po’ di liquore prima del pasto.


Altre curiosità gastronomiche della Corea del Nord
Partendo proprio dalla festa citata, in quel giorno è usanza preparare anche altri piatti chiamati ogokpap e yakpap. Il primo è composto da riso bollito mescolato a diversi tipi di cerali, mentre il secondo è riso cucinato con miele, pinoli, olio di sesamo e altri ingredienti tipici. Altri piatti noti in Occidente della cucina della Corea del Nord sono il bulgogi (fettine di manzo marinate) il Pyongyang onban (zuppa di riso e pollo) e il citato kimchi. Molto diffusa tra i cittadini nordcoreani è anche la birra Taedonggang, prodotta da un’azienda statale.
Da segnalare l’esistenza di un sito web che raccoglie ricette nordcoreane (consultabile anche in inglese). Vista la difficoltà di reperire informazioni di prima mano sulla cultura del posto, questo strumento può essere utile per riprodurre a casa qualche gustosa pietanza lontana dalla cucina nostrana.

Anche se trattasi di due paesi ideologicamente, politicamente ed economicamente molto diversi, le due Coree condividono alcune cose (si parla la stessa lingua, seppur con alcuni termini che variano) come eredità di un passato che per millenni è stato comune. I raengmyon e altri piatti simili sono appannaggio di entrambe le Repubbliche.
Da quanto fin qui descritto si intuisce l’enorme influenza della cucina cinese e di quella giapponese sulla gastronomia nordcoreana. Ad esempio, come in molti altri paesi asiatici, il riso rappresenta la base dell’alimentazione al pari della carne bovina e del brodo.
Perché due Coree?
Al grande pubblico è nota la situazione geopolitica della Corea del Nord ma forse un po’ meno quali ne siano le origini. Senza addentrarsi in un’attualità complicata, si spiega brevemente come si è arrivati alla divisione della Corea in due nazioni distinte.
Dopo esserne stato per pochi anni un protettorato alla fine del XIX secolo, l’Impero coreano fu annesso come colonia nel 1910 all’Impero giapponese. Successivamente, sconfitto il Giappone nel 1945 nella Seconda guerra mondiale, la penisola venne suddivisa in due zone di occupazione militare: a nord del 38° parallelo dall’Urss, a sud dagli Stati Uniti. Le due superpotenze non riuscirono a trovare un’intesa sul destino della penisola che, nel corso del 1948, si vide definitivamente separata in due governi distinti.
La parte settentrionale seguì l’ideologia politica comunista di Mosca mentre nel sud venne instaurata una realtà filoccidentale multipartitica. Così nacquero le odierne Repubblica Popolare Democratica di Corea e la Repubblica di Corea (meglio conosciute come Corea del Nord e Corea del Sud). L’invasione dell’esercito nordcoreano ai danni dei propri vicini nel 1950 diede vita alla celebre Guerra di Corea, il primo vero evento bellico di un certo peso della Guerra fredda.
Dalla creazione del regime nordcoreano il paese è guidato dalla dinastia dei Kim (attualmente da Kim Jong-un). La dottrina ideologica che sorregge la governance locale è il Juche, un misto di socialismo, nazionalismo, indipendentismo, autarchia, antimperialismo, antiliberalismo e persino antropocentrismo. Questo sistema di valori guida lo Stato in ogni sua diramazione, dai governanti ai governati. Al contrario la Corea del Sud, e lo dimostra l’incredibile soft power esercitato dalla sua industria dell’intrattenimento, cerca costantemente di mettersi in mostra al pubblico mondiale, alla luce anche delle buone relazioni con l’Occidente.

Si può visitare la Corea del Nord?
Domanda da un milione di dollari: si può visitare la Corea del Nord per turismo?
Attualmente il paese è chiuso al turismo e non sembrano esserci spiragli all’orizzonte. Il portale istituzionale Viaggiare Sicuri sconsiglia il viaggio per motivi non necessari e segnala l’assenza in quel territorio un’ambasciata italiana. Prima della pandemia era possibile effettuare un viaggio in Corea del Nord solo con gruppi organizzati da tour operator autorizzati e solo accompagnati da una guida ufficiale locale. Quest’ultimo requisito era necessario anche in caso di viaggi privati laddove possibili.

Essendo di fatto un paese militarizzato (il che almeno lo rende sulla carta molto sicuro), le misure di sicurezza sono elevatissime così come eventuali sanzioni. Se in caso di riapertura si vuole organizzare una tale impresa per placare la propria sete di curiosità, bisogna tener conto di questi fattori. Altro consiglio mai banale è quello di documentarsi sempre tramite canali ufficiali su qualunque situazione possa tornare utile. Il fascino del conoscere culture molto diverse dalla nostra trova un limite nel rispetto delle norme e delle tradizioni altrui. Pertanto, se volete vivere un’esperienza decisamente fuori dai classici canoni turistici e assaggiare i raengmyon sul posto, sarà necessario organizzarsi molto bene e tramite agenzie specializzate.

Mario Rafaniello
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