E il Fusillo Sangiliano è servito!

Il Fusillo Sangiliano a Sant’Egidio del Monte Albino

Nel cuore del centro storico di Sant’Egidio del Monte Albino, un tempo florido distretto delle arance, i cui alberi tutt’ora adornano le pendici del Monti Lattari, profumando l’aria che si respira tra i vicoli, riapre finalmente il locale dedicato al Fusillo Sangiliano.

Di fatto, in quest’angolo caratteristico e tranquillo dell’Agro Sarnese Nocerino, ove sembra di vivere in un’atmosfera di altri tempi e più a misura d’uomo, è nata la prima fusilleria italiana e ciò lo si deve al giovane imprenditore Francesco Pepe, già artefice del pastificio artigianale che ha rilanciato il fusillo sangiliano, tipico di questa terra e caratteristico nella sua forma a “ricciolo d’oro”.

Le declinazioni del Fusillo Sangiliano e tanto altro

Il ristorante, con cucina a vista, si presenta decisamente sobrio, luminoso, accogliente e caloroso, con un format atto ad esaltare il formato di pasta, quasi dimenticato, di Sant’Egidio del Montalbino e che la leggenda vorrebbe sia stato realizzato qualche secolo addietro, ispirato ai riccioli biondi di un coraggioso soldato, oggetto dell’irrequieta e vana passione di una donna sangiliana.

Oltre alla pasta oggi, celebrata grazie al matrimonio con il ragù alla napoletana e alla bolognese, piuttosto che con il polpo e i broccoli, ed altre sfiziose ricette, è possibile apprezzare secondi piatti tradizionali con contorni di stagione. Un esempio? Oltre al fusillo sangiliano è possibile assaggiare la pancia di maiale glassata alla birra e, come contorno, il tipico mallone con broccoli e patate, piuttosto che il baccalà in tempura con asparagi, pancetta e fonduta di provola.

Assaggiare il Fusillo Sangiliano e chiedere della Fontana Heilvius

Come sostiene Francesco Pepe, l’iniziativa di creare un brand come quello del “fusillo sangiliano” nasce dalla volontà di promuovere e valorizzare il territorio, ubicato in un’area cerniera a cavallo tra l’Agro Sarnese Nocerino e la Costiera Amalfitana, evidenziandone l’artigianalità e i sapori che da secoli caratterizzano la tradizione di Sant’Egidio del Montalbino. Piacevole anche il gioco di squadra che Francesco Pepe ha saputo orchestrare, avocando a sé Carmine Oliva, per la direzione della sala e il servizio dei vini, e Alessandro Pizzo, chef con importanti esperienze sulle spalle tra cui quella a Casa del Nonno 13 di Mercato San Severino e al Crub di Cava de’ Tirreni.

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Gaetano Cataldo

Salernitano del 74', precisamente di Castel San Giorgio. Nel bagaglio non gli manca mai il sestante e un cavatappi: ha trascorsi da navigante, con all'attivo 13 giri del mondo ed assaggia professionalmente il vino da almeno un ventennio. Quindi, grazie a un mestiere ha visitato un sacco di Paesi e con l’altro ha imparato a gustarne sapori, differenze e sfumature, incarnando, traducendo e stabilendo la relazione tra il Vino e il Mare, ben prima che fosse coniato il termine “underwaterwine”. È giornalista pubblicista, F&B manager, assaggiatore tecnico di salumi, idro-sommelier e docente della Scuola Italiana Sake, primo ad aver enunciato, con dettagliate motivazioni,la compatibilità tra il fermentato di riso e la Dieta Mediterranea. Ha fondato Identità Mediterranea nel 2016, piccola associazione di cultura con la quale ha creato, assieme a Roberto Cipresso, il famoso Mosaico per Procida, prima bottiglia a celebrare un capitale italiana della cultura, poi l'ha portata un attimo al Papa, citandogli Giordano Bruno, ed è stato nominato miglior sommelier dell'anno al Merano Wine Festival nel 2022. Non contento ha reso Mosaico per Procida vino della trascendenza e lo ha donato a San Gennaro. Insomma, non è proprio uno che se ne sta col calice in mano.

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