Il regno del Bhutan: curiosità culinarie della “terra del drago”

Cenni preliminari sul Bhutan

In patria quello che noi chiamiamo comunemente “Bhutan” è conosciuto come Druk Yul che nella lingua locale (la lingua dzongkha) vuol dire “terra del drago”. Si tratta di una monarchia costituzionale ereditaria grande pressappoco come la Svizzera e geograficamente compresa -e compressa- tra i giganti Cina e India. Nonostante ciò, il Bhutan è uno dei pochissimi paesi al mondo a non aver mai subito alcun tipo di dominazione, conservando ancora oggi intatta una cultura tradizionale tutt’una col buddismo (in particolare la Scuola Drupka del buddismo Mahāyāna).

Per quanto riguarda la cucina del posto essa è caratterizzata da piatti piuttosto semplici con l’utilizzo di alcuni ingredienti chiave quasi sempre presenti. L’ambiente bhutanese, condizionato dallo scenario della catena dell’Himalaya, comporta sfide non di poco conto sotto questo profilo. Tuttavia, il popolo bhutanese ha saputo adattarsi al meglio al proprio contesto, offrendo al contempo a tutto il mondo la propria filosofia di vita “felice”.    

bhutan-bandiera
Il Bhutan ha un peculiare sistema di governo che vede la religione parte integrante dello Stato

Le radici nella tradizione

Il miglior modo di vivere la cucina del posto è certamente a contatto con le famiglie del posto o facendo street food nei mercati e nelle bancarelle. Normalmente, anche nei ristoranti, si usa mangiare in stile buffet e nei locali turistici talvolta i gusti vengono adattati alle richieste occidentali. Il Bhutan è ancora oggi una realtà profondamente legata alla produzione agricola e alla pastorizia; quindi, non sorprende che i piatti nazionali siano a base quasi esclusivamente di prodotti locali e non importati. Per esempio, l’Ema Datshi, considerato il piatto tipico bhutanese, è a base di peperoncino (ema) e formaggio (datshi), condito con spezie varie, aglio e cipolla. Il peperoncino è così apprezzato in Bhutan che, girando per il regno, se ne possono vedere appesi ad asciugare nei pressi delle case.

Altro piatto tipico da provare dai venditori in strada sono i momo, cioè deliziosi ravioli d’origine indo-tibetana al vapore ripieni di verdure o carne, come quelli cinesi. Il tingay, invece, è una zuppa con piccole palline di pasta e arricchita da burro di yak, pepe e altri aromi. Le spezie più usate in Bhutan sono zenzero, curcuma, cardamomo e soprattutto il tshoem, una sorta di curry del posto. Quest’ultimo è protagonista del Jasha tshoem, un piatto locale a base di curry e pollo.

L’accennata produzione derivante dalla pastorizia ha permesso al latte di yak di essere parte integrante della dieta bhutanese. Il chugo è uno spuntino molto popolare a base proprio di formaggio di yak essiccato, magari da accompagnare con la suja, un tè mescolato con burro di yak. Il chugo, tra l’altro, è ritenuto il formaggio più duro del mondo con una consistenza simile a quella della gomma da masticare.

Cosa mangiano i bhutanesi? 

Anche se recarsi in Bhutan è una delle esperienze di viaggio più complicate e costose che ci sia, ciò non toglie che anche la “terra del drago” abbia, come visto, delle curiosità gastronomiche da offrire. Viste le peculiari caratteristiche sociali e geografiche del paese la cucina si presenta apparentemente poco varia. Nonostante questo, la cultura bhutanese ha prodotto dei piatti interessanti che presentano alcune influenze tipiche della cucina asiatica, in primis, tibetana, cinese e indiana. Per esempio, i bhutanesi usano molto il riso rosso e il peperoncino nonché spezie e verdure. Gli ingredienti locali sono limitati alla produzione possibile all’ombra dell’Himalaya quindi cipolle, patate, pomodori e grano.   

Inoltre, dello yak non si usa solo il latte. La carne di questo bovino è usata per diverse preparazioni, così come accade per la carne di maiale. Di quest’ultimo è diffuso in Bhutan uno stufato con rafano chiamato Phak sha laphu. Quindi, principalmente, i bhutanesi mangiano prodotti fortemente legati alla loro tradizione ancestrale, tipica delle popolazioni abituate a vivere in zone montuose. Leggermente diversa è la cucina nella zona meridionale del regno dove vivono molte persone d’origine nepalese. Anche la cucina ha risentito di quest’altro patrimonio culturale e da quelle parti si trovano piatti tipici del Nepal come il Dal baht, cioè una zuppa riso e lenticchie, e il Sel roti, del pane dolce fritto a forma di ciambella. Questo dolce è legato alle festività quali il Dashain e il Tihar presenti nella cultura indù e nepalese.

bhutan-yak
Lo yak fornisce latte e carne alla gastronomia nazionale

Il Bhutan e la “felicità”

Il Bhutan è famoso nel mondo per essere “etichettato” dai media come il paese della felicità per eccellenza. Addirittura, se l’ONU dal 2013 celebra la Giornata Internazionale della Felicità ogni 20 marzo e se esiste il conseguente World Happiness Report è proprio grazie alla diplomazia bhutanese. Proprio il particolare concetto di felicità del regno è forse l’aspetto più conosciuto di questa cultura. Nei primi anni Settanta l’allora re Jigme Singye Wangchuck propose l’idea di un indice di misurazione del benessere nazionale alternativo al PIL (Prodotto Interno Lordo). Questa idea si concretizzò nel noto GNH (Gross National Happiness), cioè la cosiddetta “Felicità Interna Lorda”.

Secondo tale schema il benessere delle persone non si dovrebbe misurare esclusivamente attraverso i valori economici o strettamente materiali ma anche tenendo conto di valori astratti. Il GNH si basa su quattro pilastri principali: lo sviluppo sociale equo e sostenibile, la sostenibilità ambientale, la promozione della cultura e delle relazioni e infine il buon governo. A loro volta questi pilastri sono suddivisi il nove categorie (per un totale poi di ben 72 indicatori): il benessere psicologico, la salute, l’uso del tempo, l’educazione, la diversità e la resilienza culturale, il buon governo, la vitalità della comunità, la diversità e la resilienza ecologica, gli standard di vita

bhutan-armonia
L’armonia tra uomo e natura è alla base sia dei valori buddisti che della Felicità Interna Lorda

The following two tabs change content below.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *