Chi l’avrebbe mai detto che la regione Campania è ai primi posti in Italia per gli investimenti green? Un misto di disinformazione e disfattismo impedisce a tale dato di emergere nell’opinione pubblica. Eppure, secondo il tredicesimo rapporto Greenitaly di Unioncamere e Fondazione Symbola, è davvero così. L’antica Campania felix si sta trasformando in Campania green. Per capire se la regione sta crescendo in questa direzione o si tratti solo di un momento transitorio è fondamentale consultare quanto emerge dal rapporto citato e da altre fonti.
Cosa dice il rapporto Greenitaly
L’ultima edizione disponibile del rapporto Greenitaly, del 2022, si intitola “Un’economia a misura d’uomo contro le crisi”. La pandemia e, ancor prima, la serie di crisi economiche che hanno attraversato l’Italia, hanno posto un dilemma riguardo gli attuali modelli di governance produttiva ed energetica, ancora troppo dispendiosi e inquinanti. La transizione alle energie rinnovabili e all’economia circolare non è né semplice, né a buon prezzo, ma quel tanto “martellante” concetto di sviluppo sostenibile pare essere ormai l’unica strada percorribile. Lo affermava già il celebre rapporto Brundtland del 1987 che per primo avanzò in sede ONU questo nuovo modo di sviluppare il progresso. Il rapporto Greenitaly riprende queste istanze, affermando che gli investimenti nella green economy e nelle pratiche sostenibili delle aziende renda queste più competitive sul mercato.


Si tratta di un obiettivo ambizioso che mette la filiera produttiva al centro di questa epocale transizione. L’Agenda 2030 dell’ONU e i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile sono tutti più o meno collegati alla tutela dell’ambiente. Ridefinire sotto una nuova luce i modelli produttivi può creare nuove figure professionali, salvaguardare le risorse della Terra, migliorare il modo in cui la comunità internazionale può fare fronte alle crisi economiche, energetiche e alimentari. Il rapporto Greenitaly cita questi obiettivi dell’Agenda: in particolare, il n. 12 promuove proprio il passaggio a modelli di consumo e produzione sostenibili tra cui, ovviamente, la green economony. In questo pare che anche la regione Campania, spesso bollata come “arretrata” in tutti i sensi, sia in realtà molto più avanti di quanto non sembri.
Campania più verde che mai
Passando al focus sulla regione Campania, emergono alcuni dati che fanno ben sperare per il futuro, tenendo conto che la strada verso un ulteriore sviluppo economico di questa terra resta sempre in salita. Innanzitutto, la Campania si piazza tra le prime cinque regioni (dati 2017-21) per numero di imprese eco-investitrici (dietro l’imprendibile Lombardia, il Veneto e poco sotto il Lazio) con circa 46mila unità. Altrettanto importante è il discorso del lavoro. Per l’anno 2021, nella distribuzione dei green jobs per regione (valori assoluti in migliaia e percentuali), la Campania ha registrato quasi 186mila unità, circa l’11,7% degli occupati totali in regione. Anche in questo caso restano lontane il Lazio e alcune regioni del Nord, ma si tratta del dato in percentuale più alto del Sud.
Nella classifica relativa alla numerosità assoluta di contratti relativi a green jobs la cui attivazione era prevista dalle imprese nel 2021 la Campania è ancora tra le prime cinque regioni italiane con 126.700 unità.


Il rapporto contiene anche dati riferiti alle province: quella di Napoli è la terza a livello nazionale per imprese che hanno effettuato eco-investimenti o ne avevano intenzione (2017-21). Per incidenza percentuale delle imprese green sul totale delle imprese nella provincia sorprende Caserta al quarto posto. Ancora Napoli può vantare di nuovo un terzo posto nel numero nazionale sia per contratti relativi a green jobs (2021) che per incidenza sul totale in Italia.
Campania “green”: la ristorazione e l’agroalimentare
Volendo concentrarsi su un solo settore è impossibile non accostare la Campania alla ristorazione e, per estensione, all’intera filiera agroalimentare. Senza voler citare la schiera di eccellenze certificate DOP, DOC, IGP e molte altre, da tempo le imprese nella regione hanno fatto propri dei metodi innovativi di produzione, che sia ai fornelli o nei laboratori industriali. Basti pensare a quante pizzerie si affidano solo a prodotti biologici e di produttori locali così come a quelle aziende che guardano al futuro tra digitale, blockchain ed energie rinnovabili per abbattere costi ed inquinamento. Spesso gli imprenditori effettuano degli eco-investimenti non solo perché lo richiede la concorrenza, ma soprattutto il mercato. Ormai è il pubblico il primo controllore delle buone pratiche green, preferendo prodotti realizzati in maniera sostenibile.

La sensibilità su questi tempi cresce di giorno in giorno, non sempre in maniera costruttiva e lineare, ma cresce. Può la transizione green essere il futuro di una regione troppo a lungo andata avanti con incuria e lassismo imprenditoriale, temendo anche le pericolose agromafie e simili? La risposta è in quell’appello che tanto l’ONU quanto l’art. 9 della Costituzione rivolgono ai contemporanei in vista delle future generazioni. Solo un impegno serio e concreto oggi può garantire dei risultati domani. La strada è sempre in salita, ma la Campania ha dimostrato di non essere così spacciata come talvolta sembra.
Mario Rafaniello
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