San Giuseppe è una figura che trascende la religiosità: un umile falegname con un passato difficile e con un futuro molto più grande di lui. Un personaggio incredibilmente umano a suo modo. Non ha fatto miracoli, né aveva “superpoteri” o doti tali da scrivere pagine di storia. Tuttavia è proprio questa la forza di un mito che è assurto a simbolo dell’essere padre, nonostante la singolare situazione che gli è capitata. Anche per questo San Giuseppe è venerato in gran parte d’Italia e il suo nome, fino a qualche tempo fa, era il più diffuso tra i maschi nel nostro paese.
Di posti dove questo santo viene festeggiato ce ne sono da Nord a Sud. Nel piccolo paesino in collina a metà strada tra Gaeta e Caserta la devozione per San Giuseppe ha anche dei contorni…gastronomici. Un’occasione per leccarsi i baffi e conoscere questo tranquillo borgo noto per la produzione di ceramica attestata, pare, sin dal IV secolo a. C.
La Festa di San Giuseppe
Il 19 marzo di ogni anno l’intera comunità di Cascano dà vita ad uno spettacolo che richiama sia molti fuori sede che persone dalle località limitrofe. Una confraternita di uomini vestiti di tunica bianca porta in spalla la statua di San Giuseppe per tutte le strade nel mezzo di un corteo che può arrivare a diverse centinaia di persone. Ma la Festa in realtà inizia molto prima: dal 10 marzo ogni sera si tiene una messa (detta “novena”) in onore del santo e che accompagna la popolazione all’evento. Già durante questo periodo viene dispensato cibo gratuito offerto da alcune famiglie in segno di devozione (come descritto nel prossimo paragrafo).
Sempre nelle settimane che precedono la Festa le persone del posto si recano in campagna o nei boschi per raccogliere enormi pile di tronchi (detti “tuocchi”) che andranno a comporre gli spettacolari falò da accendere la sera del 18 marzo. Il falò più grande e suggestivo viene predisposto al centro del paese, dinanzi alla chiesa. Decine e decine di altri falò vengono accesi nelle strade e nei vicoli rendendo Cascano una specie di grande borgo illuminato dalla sola luce del fuoco.
La Festa di San Giuseppe non è solo processioni, messe e preghiere. Il cuore dell’intero evento è proprio la gastronomia: pagnottelle, salsiccia, zuppe e vino (tanto vino!) la fanno da padrone. Simbolo di questo rito e un po’ anche della tradizione cascanese è la tipica pagnotella – la “cuccetella” – che viene regalata a chiunque accorra al richiamo. Infatti, è tradizione che chi dispensi le cuccetelle sparga la voce a squarciagola o col passaparola affinché tutti possano avere del pane (e chi lo riceve ringrazia con “ppe cient’anne”).
Pane e vino (e non solo) per tutti
Proprio per la profonda devozione che accompagna la donazione di pagnottelle non è impossibile capitarvi durante l’anno in maniera del tutto spontanea e casuale. Ci si può ritrovare in pieno agosto per le viuzze di Cascano e qualcuno urlerà “cuccetelle!”. Altrettanto viene fatto col vino, soprattutto nel pomeriggio del 18 marzo. Anche in questo caso le famiglie che dispensano spargono la voce in modo da condividere un bicchiere e un brindisi con le persone che accorrono numerose per un sorso. Sempre nel giorno della vigilia i vicoli organizzano grigliate e grandi tavolate che diventano immediatamente tante piccole folle rumorose e festose.
Altro must di San Giuseppe è il classico piatto a base di salsiccia e friarielli. Per mangiare tutti insieme molti portoni si aprono tra canti e balli a suon di tamburi e altri strumenti tipici delle sagre. Non da meno è la “menestella”, una zuppa di olio, ceci e fagioli da mangiare calda tra un bicchiere di vino e l’altro. Tutto sempre in uno spirito di forte condivisione col prossimo, soprattutto con gli amici di altre località o con i cascanesi rientrati per l’occasione da altre parti d’Italia o dall’estero.
Infine, non mancano certo i dolci. La zeppola di San Giuseppe è un rito di assoluta bontà, un trionfo di crema pasticcera coronato da una ciliegina o un’amarena. Ad alcuni piace la zeppola fritta, ad altri al forno. L’unico modo per sapere qual è la migliore è mangiarle entrambe.
Cascano, un borgo da (ri)scoprire
Il borgo che ospita questa secolare tradizione è una frazione del comune di Sessa Aurunca, città nota per le antichissime origini ancora oggi testimoniate da reperti di epoca romana (come il teatro romano risalente al I secolo d.C.). Nonostante le ridotte dimensioni il paesino vanta un lungo background artistico visibile nei diversi murales e installazioni realizzati sui muri delle case. È presente anche un Liceo artistico che da decenni produce figure professionali per il mondo dell’artigianato, del design e della moda, dell’oreficeria. Rispetto al passato sono rimasti pochi maestri ceramisti a Cascano che patisce, come tanti borghi del Sud Italia, un difficile rinnovo generazionale e sociale. Ma quei maestri, che con tanta pazienza e passione lavorano, producono ancora vasellame e altre opere degne di nota.
Una menzione a parte meritano le opere custodite dalla locale chiesa dedicata a Sant’Erasmo (santo patrono di Cascano). Esse sono Il Battesimo di Cristo, dipinto del 1991 realizzato dall’artista napoletano Mario Buonoconto e una Madonna di Costantinopoli con bambino di autore anonimo, datata tardo XV secolo. L’artista citato, che aveva un grande legame con Cascano, è stato anche scenografo, studioso, docente, scrittore e restauratore. Buonoconto, scomparso nel 2003, tenne a suo tempo mostre in Italia e all’estero. Tra le altre cose fondò il gruppo artistico Figurativa 5 e scrisse alcuni saggi sulla Napoli esoterica. Lo scorso anno il prestigioso Museo di Capodimonte ha ospitato una mostra a lui dedicata.
Mario Rafaniello
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